Pensioni, Guerra: riforma genere non penalizzi le donne

Pensioni, Guerra: riforma genere non penalizzi le donne
(Teleborsa) - Bisogna "rimuovere i vincoli che impediscono alle donne di ribellarsi alle violenze, a cominciare da quelli economici" e per questo servono politiche del lavoro e...

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(Teleborsa) - Bisogna "rimuovere i vincoli che impediscono alle donne di ribellarsi alle violenze, a cominciare da quelli economici" e per questo servono politiche del lavoro e pensionistiche che ne tengano conto, come una riforma di genere delle pensioni "che non penalizzi le donne", dice Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria dell'Economia, in occasione della Giornata contro la violenza che si terrà al MEF su la Repubblica.




"Noi abbiamo provvedimenti che vanno in questa direzione, dall'accesso alle case pubbliche alla decontribuzione per il datore di lavoro, ma bisogna sradicare tutte le discriminazioni che riducono l'autonomia delle donne e favoriscono gli elementi che preparano la violenza: il controllo della donna passa anche per le risorse di cui dispone". Inoltre, anche lo smart working deve essere gestito nel modo giusto per non "ghettizzare" le donne, "con la pretesa che le donne al tempo stesso lavorino e accudiscano anche i figli", dice Guerra. "Un percorso nel mercato del lavoro come quello italiano, così svilito e così condizionato dalla maternità, favorisce la violenza. Una donna che fa figli ha una probabilità di mantenere un lavoro a tempo pieno qualificato molto piu' bassa rispetto a una donna che non fa figli, per non parlare rispetto agli uomini".


"Abbiamo fatto bene a mettere le pari opportunità nelle leggi elettorali e le quote rosa nei Cda. E facciamo bene a mettere nel PNRR regole di premialità negli appalti pubblici per le aziende che assumono quote significative di donne. Importante anche la legge sulla parità retributiva appena approvata dal Parlamento, che introduce elementi di trasparenza per individuare gli snodi delle discriminazioni. Ma non basta". Ma "bisognerebbe introdurre elementi di premialità per le aziende che non discriminano e di sanzione per i comportamenti scorretti. Dobbiamo rafforzare strumenti come il congedo obbligatorio per gli uomini, che adesso è diventato di 10 giorni contro i 5 mesi delle donne. La scommessa è quella di cominciare a introdurre criteri trasversali, come stiamo cercando di fare con il Pnrr: interpretare le politiche pubbliche attraverso la valutazione dei diversi effetti che hanno su uomini e donne. Comprese le pensioni: se continuiamo a pensare alle pensioni in modo neutro premiamo le carriere contributive lunghe, che sono quelle degli uomini, e non certo chi è dovuto stare a casa per accudire i figli". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero