Pensioni a 64 anni con mini taglio del 3%, ecco l'ipotesi di riforma al vaglio del governo

Il governo ha detto "no" alla proposta sindacale: uscita anticipata senza penalizzazioni per chi ha maturato 41 anni di contributi

Pensioni a 64 anni con mini taglio del 3%, ecco l'ipotesi di riforma al vaglio del governo
Andare in pensione prima con un taglio dell'assegno contenuto. Intorno al 3% per ogni anno di anticipo. Il governo sta valutando l'ipotesi. Ci sarebbe comunque un limite...

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Andare in pensione prima con un taglio dell'assegno contenuto. Intorno al 3% per ogni anno di anticipo. Il governo sta valutando l'ipotesi. Ci sarebbe comunque un limite anagrafico all'uscita anticipata: 64 anni di età. Lo stesso limite previsto attualmente da Quota 102 che però vale solo per quest'anno. Quota 102 non comporta penalizzazioni, ma richiede anche un altro requisito non facile da avere: 38 anni di contributi. L'ipotesi alla quale si sta lavorando invece fa scendere l'asticella del requisito contributivo a 20 anni. 

 

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In pensioni a 64 anni con mini taglio (del 3%)

Quindi 64 anni e almeno 20 di contributi. Il governo, al tavolo tecnico con i sindacati, non è contrario ma a una condizione: che l'assegno della pensione sia calcolato tutto con il metodo contributivo, anche per chi ha tra i requisiti acquisiti il calcolo con il metodo misto (una parte di retributivo). Per i sindacati sarebbe troppo penalizzante e  potrebbe comportare tagli all'assegno fino al 30%. Tagli a vita, non piu' recuperabili. Un po' come avviene per Opzione Donna (58 anni di età e 35 di contributi)   che, infatti, non ha mai visto una grande folla di richieste. Di qui il no di Cgil, Cisl e Uil. 

 

 

Le altre ipotesi

Si starebbe lavorando però, come detto, anche su un'altra ipotesi: 64 anni, almeno 20 di contributi, taglio dell'assegno del 3% per ogni anno di anticipo sulla sola parte retributiva. E visto che la pensione di vecchiaia con la legge Fornero si raggiunge a 67 anni di età, il massimo del taglio sarebbe di circa il 9% sulla parte retributiva. Nel caso però ci sarebbe un altro ostacolo da superare: attualmente per anticipare l'uscita dal lavoro l'assegno pensionistico deve essere superiore all’assegno sociale di un multiplo di 2,8 volte (vale per i contributivi puri, quelli che hanno iniziato a lavorare dopo la riforma Dini, quindi dal '96), il che significa attualmente  una cifra di almeno 1.311 euro. Asticella troppo alta, secondo i sindacati, che chiedono di abbassarla. 

 

I costi

Il governo sta facendo i conti su platea e costi. Nel frattempo ha detto no alla proposta sindacale: uscita anticipata senza penalizzazioni per chi ha maturato 41 anni di contributi.  La prossima settimana ci sarà il "tavolo politico", dove potrebbe essere presa una decisione. 

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Il Messaggero