Pasta, dal 2017 raddoppiati i contratti della filiera: toccano quota 12 mila

Pasta, dal 2017 raddoppiati i contratti della filiera: toccano quota 12 mila
La pasta parla sempre più italiano.In due anni dal 2017 a oggi, grazie a un protocollo d'intesa firmato tra il mondo agricolo e cooperativo e l'industria sono...

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La pasta parla sempre più italiano.In due anni dal 2017 a oggi, grazie a un protocollo d'intesa firmato tra il mondo agricolo e cooperativo e l'industria sono raddoppiati i contratti di filiera grano- pasta made in Italy passando

da 6 mila a 12 mila e di conseguenza è raddoppiata anche la superficie agricola oggetto di accordo di coltivazione, oltre 200 mila ettari che corrispondono al 15% dell'intera superficie agricola nazionale vocata a grano duro. Attualmente grazie a questi accordi, si producono 700 mila tonnellate di grano duro italiano di alta qualità in grado di rispondere ai requisiti ottimali per l'industria pastaria e garantisce agli agricoltori un'equa retribuzione, al riparo dalle oscillazioni del mercato.

Questi risultati sono stati illustrati nel corso di un incontro alla Camera, promosso e presieduto da Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura di Montecitorio, al quale sono intervenuti alcuni firmatari dell'accordo: Paolo Barilla, in rappresentanza dei pastai come vicepresidente di Unione Italiana Food, Massimiliano Giansanti presidente di Confagricoltura, Giorgio Mercuri presidente Alleanza coop agroalimentari, ma ne fanno parte anche Cia-Agricoltori Italiani, Copagri, Italmopa, Compag e Assosementi.

Il Mipaaf, intanto, ha dato un segnale importante rifinanziando i contratti di filiera grano- pasta per tre anni con 40
milioni di euro tra il 2019 e il 2022. A insistere sull'importanza della innovazione, della ricerca e della
sostenibilità sono stati tutti i relatori. Barilla ha sottolineato l'importanza di produrre un grano italiano che soddisfi anche le richieste della ristorazione e di un segmento di mercato, il Food Delivery, con prodotti precucinati che vengono consumati magari 20-30 minuti dopo la cottura.

Sul discorso qualità del grano italiano è intervento Emanuele Blasi dell'Università della Tuscia per illustrare i risultati
di un innovativo sistema di mappatura quali-quantitativa degli areali di produzione del grano duro su tutto il territorio nazionale tenendo conto delle diverse condizioni pedo-climatiche, effettuato nel primo anno.

Si tratta del più importante progetto del genere mai realizzato in Italia, che nella sola annata agraria di test, ha raccolto in 16 centri di stoccaggio localizzati in 8 differenti province i dati di circa 4.700 conferimenti, per un totale di più di 77.000 tonnellate di grano duro. Con l'obiettivo, ancora più ambizioso, di raccogliere, fin dall'annata agraria 2019-2020, i dati di almeno il 10% delle produzioni attese in ogni provincia rilevata.


È stata infine progettata e testata una piattaforma digitale che verrà messa a disposizione di quanti aderiranno ai contratti di filiera conformi alle linee guida dei firmatari del protocollo, dove potranno accedere a materiali e informazioni sull'andamento dell'annata agricola con dettaglio provinciale e aggiornamenti in tempo reale dei dati trasmessi dai centri di stoccaggio.
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Il Messaggero