Partite Iva, scatta l'obbligo di fattura elettronica: per chi e da quando sarà attiva la stretta

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Avanza il fisco digitale. Il periodo transitorio,...

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Avanza il fisco digitale. Il periodo transitorio, che finora aveva permesso alle partite Iva in regime forfettario con redditi inferiori a 25 mila euro di continuare a emettere le fatture su carta o in formato pdf, si conclude infatti la domenica di Capodanno.

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LA PLATEA

Dal primo gennaio, dunque, per 500 mila autonomi che ancora non avevano aderito alla e-fattura – tante sono le partite Iva interessate dal cambiamento – scatteranno i nuovi obblighi. Per prima cosa i soggetti coinvolti devono scegliere un provider a pagamento per l’emissione delle fatture digitali, oppure iscriversi nell’area riservata dell’Agenzia delle Entrate al fine di usufruire di un canale pubblico gratuito, attraverso la piattaforma “Fatture e corrispettivi”. In entrambi i casi è possibile aderire alla conservazione elettronica. È necessario infine richiedere il codice univoco del Sistema di interscambio, da indicare ai fornitori. L’altra strada a disposizione è quella di affidarsi direttamente a un commercialista, una soluzione che però generalmente non conviene a chi ha un giro di affari sotto la soglia dei 25 mila euro. Questo è un percorso che nel luglio del 2022 era già stato affrontato dai contribuenti in regime forfettario che nel 2021 avevano incassato più di 25 mila euro. Sono circa due milioni, stando alle stime, i forfettari. Di cui circa uno su quattro avrebbe registrato ricavi inferiori al 25 mila euro nel 2021. Dunque parliamo di 500 mila partite Iva che, nei prossimi giorni, andranno a ingrossare la platea dei contribuenti digitali.

Negli scorsi mesi il ministero dell’Economia ha comunicato che le persone fisiche titolari di partita Iva che hanno presentato dichiarazione per l’anno d’imposta 2021 sono circa 3,7 milioni. I soggetti aderenti al regime forfetario risultano circa 1,7 milioni, con un reddito imponibile pari a 25,2 miliardi di euro, per un valore medio di 15.601 euro, e con un’imposta sostitutiva (15% o 5% per i primi cinque anni di attività) pari a 3 miliardi di euro, per un valore medio di 1.874 euro. Attenzione perché passano al nuovo metodo di fatturazione anche i contribuenti che ancora applicano il regime dei vecchi minimi e gli enti del terzo settore nel regime forfettario. Chi non aderisce al nuovo regime va incontro a sanzioni di importo compreso tra il 5 e il 10% dei corrispettivi non documentati o non registrati, dice la legge, con un minimo di 500 euro, ovvero di importo tra 250 e 2 mila euro, se l’irregolarità non rileva neppure ai fini della determinazione del reddito. Le fatture elettroniche sono nate per favorire la digitalizzazione del sistema fiscale, combattere le frodi e contrastare l’evasione. Capitolo controlli.

L’AGGIORNAMENTO

A partire da febbraio verrà aggiornato anche il documento contenente l’elenco delle verifiche effettuati dal Sistema di interscambio sul file fattura, per permettere un incremento di quantità e qualità dell’interoperabilità dei dati ai fini dell’attività di accertamento e controllo condotta dall’Agenzia delle entrate e dalle altre amministrazioni pubbliche dello Stato. Il Sistema di interscambio è una sorta di postino virtuale che si occupa del controllo, dell’invio e della ricezione delle fatture elettroniche. Altra novità. Dall’anno d’imposta 2024 forfettari e vecchi minimi smetteranno di ricevere la certificazione unica dei redditi di lavoro autonomo. In altre parole, quelle in arrivo il prossimo anno saranno le ultime certificazioni uniche per i forfettari da parte dei sostituti d’imposta.

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