«L'Italia non rischia una procedura di infrazione, ha deciso di rispettare le regole europee e continuerà a farlo». Il premier Paolo Gentiloni è...
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Niente nuove tasse dunque, come ha spiegato anche il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, intervenuto ieri in parlamento con una serie di indicazioni che sembra siano state apprezzate anche a Bruxelles. Nessuno del resto, né l'Italia né l'Europa, vogliono il muro contro muro. Quello che l'Ue chiede, secondo fonti europee, è piuttosto un piano più analitico e dettagliato per poter valutare le misure italiane e prenderle in considerazione nelle previsioni economiche del 13 febbraio. Per questo, mentre Gentiloni a Malta rassicurava Juncker, il commissario agli affari economici Pierre Moscovici da Bruxelles contattava Padoan, al quale avrebbe comunque confermato, pur chiedendo maggiori dettagli, che le sue indicazioni, sia nella lettera che nel discorso in Parlamento, vanno per la Commissione nella giusta direzione.
L'Europa ha chiesto all'Italia una riduzione del deficit strutturale dello 0,2% del pil, pari a 3,4 miliardi, che Roma intende recuperare da tagli alla spesa e limatura dei crediti di imposta (800-900 miliardi) e da lotta all'evasione e accise (2,5 miliardi). Ma quello che manca, per Bruxelles, è un calendario chiaro, sono misure sufficientemente specificate e una lista da rendere pubblica.
Il negoziato tra la commissione e il Tesoro, dunque, va avanti. Del resto in un momento in cui l'Unione europea è particolarmente vulnerabile - stretta tra Brexit, crisi, emergenza migranti, e gli attacchi interni dei populisti ed esterni arrivati dalla nuova amministrazione americana - nessuno sembra voler arrivare ad una rottura, attraverso l'apertura di una procedura per deficit eccessivo che non farebbe altro che dare nuovo ossigeno ai populisti. Anche in vista dell'appuntamento di marzo a Roma per la celebrazione del 60esimo dei trattati europei. Un'occasione, ha sottolineato Gentiloni, che «in momenti doversi» avrebbe potuto apparire come un' occasione puramente celebrativa, ma in un momento di incertezza internazionale «consegna all'Unione europea una responsabilità maggiore». Quella di dimostrare che, nonostante le ultime scosse, è ancora in grado di ricompattarsi, proiettare il suo ruolo nel futuro, tornare ad essere unita e forte. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero