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LECCE È perfino peggiore del previsto la campagna olearia 2020-2021 appena iniziata. La produzione sarà di 130 mila tonnellate in meno dell'anno scorso, inferiore quindi del 36%. In compenso la qualità sarà generalmente ottima e i prezzi più alti. Non mancano gli exploit di alcune regioni. In particolare, quelle del Centro e del Nord grazie al clima buono che hanno avuto durante il periodo della fioritura e ai minori attacchi di mosca, uno dei parassiti più fastidiosi dell'olivicoltura.
Ottime performances per Toscana (+24%), Umbria (+40%), Marche (+48%) ed Emilia-Romagna (+52%). Sostanzialmente stabile la produzione nel Lazio (+6%). L'oscar per il maggior incremento produttivo - ma si tratta di un quantitativo di appena 2 mila tonnellate - lo vince la Lombardia con un +1727%.
I DATI
Purtroppo, a trascinare in basso il dato nazionale sono le aree del Sud da cui dipende gran parte della produzione nazionale: Puglia (-51%), Sicilia (-17%), Calabria (- 45%), Campania (-12%), Basilicata (-20%), Molise (-20%), Sardegna (-26%) e Abruzzo (-33%). «Quest'annata dimostra, una volta di più - sostiene il presidente di Italia Olivicola Fabrizio Pini - come non sia più rimandabile un Piano olivicolo nazionale che spinga a impiantare nuovi uliveti e recuperare quelli abbandonati». «È tempo aggiunge Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori Italiani - di premiare la filiera agricola che si impegna nella produzione di un olio di qualità, garantendo prezzi più equi, adeguati e remunerativi».
Le note più positive arrivano però proprio dalla regione più martoriata, la Puglia, dove giovedì sono state raccolte le olive prodotte dai primi alberi piantati due anni fa in sostituzione di quelli distrutti dalla Xylella fastidiosa.
«La Favolosa racconta il professor Giuseppe Fontanazza dell'Isaform Cnr di Perugia è un mix 100% italiano tra le varietà Frantoio originaria del Tarantino e l'Ascolana tenera». Una boccata di speranza per l'intera olivicoltura italiana perché «la precedente cultivar più giovane era ricorda Fontanazza - una signora ottocentesca: la Coratina». «Il recupero di un'area così importante dell'agricoltura italiana segna una grande primavera per il mercato dell'olio italiano», afferma Nicola Ruggiero, presidente del Consorzio Oliveti d'Italia. «Un messaggio di speranza per chi ha a cuore il futuro di questo settore», secondo Scanavino. Estremamente interessanti i risultati della prima raccolta. Intanto, perché sono bastati due anni dalla piantumazione invece dei 6-7 necessari per le altre varietà locali come l'Ogliarola o la Cellina.
L'investimento per ogni ettaro è stato di circa 7 mila euro, calcolando circa 800 piante con una distanza tra i filari di 5 metri e tra un ulivo e l'altro di 2,5 metri. Misure da agricoltura moderna di media alta intensità e ampiamente meccanizzata che dovrebbe consentire maggiori e costanti produzioni. «Grazie a questa cultivar afferma Cosimo Primiceri, il primo olivicoltore a puntare sulla Favolosa nella sua tenuta di Casarano - dovremmo riuscire ad avere un raccolto costante che non risente dell'alternanza delle stagioni e a ottenere risparmi ingenti nella gestione dell'impianto». La caratteristica del primo extravergine prodotto ha un sapore fruttato medio intenso con un buon piccante prevalente sull'amaro, in linea quindi col gradimento dei consumatori. «Ma più di tutto afferma Ruggiero questo olio nuovo è simbolo di rinascita».
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