«Obbligati a crescere». Gentiloni: in Europa no a regole che ingabbino la crescita

«Obbligati a crescere - L'Europa dopo la Brexit» è il nuovo evento delle iniziative del Messaggero Economia che si è tenuto oggi nella sede...

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«Obbligati a crescere - L'Europa dopo la Brexit» è il nuovo evento delle iniziative del Messaggero Economia che si è tenuto oggi nella sede dell'Abi a Roma. Dopo il successo dell'edizione 2016, alla quale hanno partecipato i principali protagonisti dell'economia italiana, l'edizione 2017 si è focalizzata sull'uscita della Gran Bretagna dall'Europa.


«È necessaria una nuova centralità democratica in Europa che superi gli eccessi di burocratizzazione che non aiutano cittadini e imprese», è l'invito formulato dal presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, in apertura dei lavori dopo l'introduzione del direttore del Messaggero, Virman Cusenza (guarda il video). «La sfida del cambiamento deve riguardare le istituzioni europee - ha continuato Patuelli - per non rassegnarsi e respingere il nazionalismo divisionista. Il parlamento europeo è istituzione centrale dove fare queste riforme».

Il premier Paolo Gentiloni nel suo intervento ha sottolineato che in Europa non servono regole per ingabbiare la crescita e che «l'Italia ha interesse affinchè il negoziato su Brexit abbia successo». 

 

Il capo negoziatore europeo per la Brexit Michel Barnier ha quindi avvertito la Gran Bretagna affermando che l'Unione a 27 non accetterà la messa in discussione di norme e diritti che hanno caratterizzato la costruzione europea soprattutto nel campo sociale. Un intervento, quello di Barnier, che l'ex presidente della Commissione Ue Romano Prodi ha riassunto così: Londra non può pensare di avere la botte piena e la moglie ubriaca.

«Il popolo britannico ci ha messo di fronte a scelte che hanno conseguenze e che nessuno si immaginava quando gli elettori hanno messo la scheda nell'urna al referendum», ha detto ancora Prodi. «Brexit insegna come sia complicato entrare ma anche uscire dall'Europa», ha proseguito il professore.

Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha sostenuto che si debba fare di tutto per evitare la rottura con la Gran Bretagna, ma un accordo - ha aggiunto - non può essere fatto a qualsiasi costo. Se c'è una rottura, ha messo in chiaro, non moriamo.

«L'Italia è il paese che nei riguardi della Ue ha sempre avuto una continuità maggiore rispetto agli altri Paesi», ha detto poi Romano Prodi, nel dibattito moderato dal direttore del Messaggero a cui hanno partecipato anche Calenda, il presidente della Confindustria Vincenzo Boccia e il sociologo francese Marc Lazar. Prodi ha spiegato come in altri paesi Europei se c'è instabilità politica «nessuno dice nulla. Se in Italia ci sono 10 minuti di incertezza politica succede l'ira di Dio. Dobbiamo far riflettere i nostri amici che ogni paese ha le sue regole che dobbiamo accettare». Secondo l'ex presidente della commissione Ue è poi assolutamente necessario che l'Unione sia percepita non al servizio dei banchieri ma di tutti.

Lazar ha sottolineato invece come l'Italia sia diventato il paese più euroscettico dell'Unione, anche più della Francia e che la parola d'ordine in Europa debba essere: educazione, educazione, educazione.

 


A trarre le conclusioni è stato il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani. «La politica deve tornare ad avere un ruolo centrale e tirare l'Europa fuori dal guado. Se non avremo il coraggio, i cittadini rifiuteranno di essere governati da tecnocrati», ha detto Tajani.

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Il Messaggero