Norvegian Air "in crisi" attende il via libera dagli azionisti

Norvegian Air "in crisi" attende il via libera dagli azionisti
(Teleborsa) - Sono trascorse quattro settimane dal crollo del titolo di Norvegian Air alla Borsa di Oslo. Una perdita secca del 30% seguita all'annuncio da parte della compagnia...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
(Teleborsa) - Sono trascorse quattro settimane dal crollo del titolo di Norvegian Air alla Borsa di Oslo. Una perdita secca del 30% seguita all'annuncio da parte della compagnia low cost di un aumento di capitale pari a 309 milioni di euro. Iniziativa intrapresa subito dopo avere appreso del passo indietro di Iag (International Airlines Group) in possesso di una quota del 3,93% dell'azionariato Norvegian. Il Gruppo di aerolinee, che comprende British Airways, Iberia, Vueling e Aer Lingus, starebbe infatti per mettere in vendita la propria quota della low cost scandinava anziché formulare una prevista offerta di acquisto della compagnia.


Ora si attende l'assemblea generale straordinaria degli azionisti di Norvegian Air, chiamata a ratificare l'aumento di capitale che, secondo quanto dichiarato dall'amministratore delegato Bjorn Kjos, permetterà di puntare a una gestione orientata sul profitto più che sulla espansione.

La compagnia ha registrato nel 2018 un fatturato di poco superiore a 40 miliardi di corone norvegesi per un ebitda di circa 2,2 miliardi. Numeri, tuttavia, che non sono sufficienti a garantire un futuro redditizio, se non in presenza di una accorta rivisitazione dei programmi. Il costo del carburante incide notevolmente e applicare il modello di business low cost per antonomasia, come quello praticato da Ryanair point-to-point su corto e medio raggio, diventa sempre più complicato sul lungo raggio.

Sulle rotte transatlantiche, oltretutto, si fa sentire anche la concorrenza delle compagnie leisure, che praticano offerte superiori ma garantiscono la qualità del servizio e senza applicare costi per servizi aggiuntivi. Per fare un paragone, Ryanair ha registrato nel mese di gennaio 2019 un load factor medio pari al 91%, mentre Norvegian Air si è fermata al 76%.


Pesano, in prospettive Brexit, le penalizzazioni che la compagnia low cost norvegese subirebbe su Londra Gatwick, uno dei suoi aeroporti principali. Inoltre, stando alle più recenti indagini di mercato, l'adozione della classe unica e l'approdo in scali decentrati rispetto agli aeroporti principali e alle destinazioni d'affari, induce chi viaggia per lavoro a preferire i vettori tradizionali.


Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero