Nonni welfare del paese: con la cessione del quinto danno una svolta concreta e virtuosa alla progettualità familiare

L'indagine è stata condotta su un campione di 10 mila intervistati

Nonni welfare del paese: con la cessione del quinto danno una svolta concreta e virtuosa alla progettualità familiare
Un'indagine condotta da Stand Out su un campione di 10mila intervistati svela i motivi per cui si utilizza questa forma di prestito: comprare casa, ristrutturare un immobile,...

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Un'indagine condotta da Stand Out su un campione di 10mila intervistati svela i motivi per cui si utilizza questa forma di prestito: comprare casa, ristrutturare un immobile, aprire un’attività imprenditoriale per figli o nipoti, realizzare un efficientamento energetico, ottenere un consolidamento debiti. Ecco perché gli italiani over 65 chiedono la cessione del quinto e aiutano tutta la famiglia.

Quante volte abbiamo sentito dire che i nonni sono il vero welfare di questo Paese? La conferma arriva da un sondaggio effettuato da Stand Out, brand operante nel mondo del marketing strategico, su un campione di 10mila persone. Dalle interviste, effettuate nelle scorse settimane, emerge un quadro chiaro: gli over 65 richiedono un finanziamento per aiutare se stessi e i propri figli, ricorrendo, in otto casi su dieci, alla cessione del quinto: «L’analisi del campione -spiega Andrea Di Vincenzo Ceo di Prestiter, azienda leader nel settore- è eterogeneo e non mostra grandi differenze, né in termini di sesso né di percentuali fra Nord, Centro e Sud. L’identikit che ne emerge è: pensionato, o prossimo alla pensione, età media 66 anni».

Ma quali sono i motivi per cui se ne fa richiesta? «I prestiti derivanti dalla cessione del quinto, che trattiene la quota mensile direttamente dal cedolino, vengono richiesti per ristrutturare un immobile (15% del campione), per un efficientamento energetico (18%), sostenere le spese matrimoniali (10%), aiutare un figlio o un nipote nel realizzare un progetto imprenditoriale come aprire una nuova attività (19%), comprare casa (14%), studiare all’estero (11%). Insomma, servono per segnare una svolta concreta alla progettualità familiare», sottolinea Di Vincenzo. «Senza dimenticare chi lo fa per effettuare un consolidamento debiti, ossia rinegoziare quelli in corso, accorpandoli in un un’unica rata, alleggerendo il carico mensile (13%). Del resto la cessione del quinto a differenza dei cosiddetti prestiti da acquisti a rate, che tendenzialmente incentivano il sovraindebitamento, è virtuosa e in molti casi serve anche a riscrivere la storia finanziaria di persone molto indebitate e segnalate».

L’ottenimento della somma di denaro richiesta con un piano d’ammortamento a lungo termine, sicuramente sostenibile e la presenza di un’assicurazione sono gli elementi che spingono i nostri connazionali verso la richiesta della cessione del quinto: «Abbiamo notato -precisa Di Vincenzo- che la ‘centrali rischi’, sono diventate uno spauracchio per gli italiani. Il ritardo nel pagamento di una rata, cosa comune in questa fase storica, impedisce spesso l’ottenimento di liquidità. La cessione del quinto è d’aiuto perché si basa su meccanismi diversi: la quota mensile è trattenuta automaticamente dallo stipendio o dalla pensione e, per chi ha sottoscritto le convenzioni dirette con Enti come l'INPS e i vari Ministeri in generale, la procedura di rilascio dei documenti necessari per l’iter istruttorio avviene in maniera telematica senza laboriosi iter burocratici».

Ma non sono solo questi i vantaggi: «Per quanto concerne l’assicurazione, questa è prevista per legge -ricorda Di Vincenzo- e, con essa, si gestisce il rischio vita e il rischio impiego, ovvero si occupa di rimborsare il prestito in caso di licenziamento o in caso di premorienza. In quest’ultimo caso si evita inoltre che il debito scaturito dal prestito ricada sulle spalle degli eredi. Non è inoltre da sottovalutare la rapidità dell’intero processo: adesso grazie alla diffusione, ormai capillare, della firma digitale e dello SPID l’ottenimento del finanziamento diventa ancora più veloce». Insomma, forse aveva ragione Franca Valeri quando disse: «si può fare a meno di tutto, ma non dei nonni».

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Il Messaggero