Il pacchetto delle nomine pubbliche è sostanzialmente chiuso. Salvo sorprese dell'ultimo minuto, che in partite complesse come quelle delle società di Stato non...
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I PASSAGGI
Se per gli amministratori delegati le conferme saranno molte, non altrettanto può dirsi per i presidenti e per i consiglieri di amministrazione. In questo caso il giro di poltrone si preannuncia ampio. Alla presidenza dell'Eni arriverà, molto probabilmente, Lucia Calvosa, indicata dal Movimento Cinque Stelle. A Terna la presidenza dovrebbe andare a Valentina Bosetti, docente alla Bocconi della cattedra di Sostenibilità. Per Enel il nome più accreditato al momento è quello dell'avvocato barese Michele Crisostomo, fortemente spinto da M5S e che era stato anche tra i candidati alla presidenza di Tim. Alla presidenza di Leonardo, al posto di De Gennaro, dovrebbe arrivare il generale Luciano Carta, oggi alla guida dell'Agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna. Alle Poste il nome spuntato nelle ultime ore è quello di Giusella Dolores Finocchiaro, ordinario di diritto privato dell'Università di Bologna. Anche la partita in Mps dovrebbe sbloccarsi. Alla guida della banca del Tesoro dovrebbe arrivare Guido Bastianini, già vicedirettore generale di Capitalia e presidente di Banca Profilo: era approdato alla guida di Banca Carige nel 2016 proposto dal socio di maggioranza Malacalza, che lo aveva poi sfiduciato nel 2017. Alla presidenza il nome sarebbe quello di Patrizia Grieco, attuale presidente Enel. Il giro di poltrone riguarderà, nelle prossime settimane, anche società non quotate come la Consap, al vertice della quale dovrebbe andare Andrea Peruzy, attualmente alla guida dell'Acquirente Unico. Nessun cambio in vista, invece, per le Ferrovie, i cui vertici non sono in scadenza.
Sulle nomine si è aperta anche la polemica politica. «Il governo e la maggioranza vogliono procedere al rinnovo dei vertici di enti e di aziende pubbliche. Noi avevamo chiesto il congelamento e il rinnovo automatico degli amministratori in carica», ma «è grave che la maggioranza voglia effettuare questa forzatura quando anche il controllo parlamentare è necessariamente indebolito», hanno scritto in una nota congiunta Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni.
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Il Messaggero