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Le sanzioni contro Mosca stanno funzionando, lo dimostra il «forte impatto negativo sull’economia russa, a fronte di conseguenze modeste per i Paesi fornitori, dato il ridotto peso della Russia nelle loro esportazioni totali di beni». E’ quanto si legge nel Bollettino economico di Bankitalia diffuso ieri: i settori russi particolarmente colpiti sono l’elettronica, meccanica e auto.
IL POTENZIALE
«La contrazione delle importazioni russe di beni in questi comparti, che rappresentano circa la metà degli acquisti dall’estero, non solo danneggia l’economia del Paese nel breve periodo, ma ne riduce il potenziale di crescita nel medio e lungo termine», si legge nel documento. Gli uomini dell’ufficio studi di Palazzo Koch sono stati costretti a supplire «all’interruzione della diffusione di alcune statistiche ufficiali da parte della Russia, come quelle bilaterali mensili sull’interscambio con l’estero». Le recenti previsioni del Fondo monetario internazionale, sostiene Bankitalia, hanno ridimensionato il calo atteso del Pil russo nel 2022 (-3,4% in ottobre dal -6% in luglio), in forza degli elevati corsi delle materie prime che hanno sostenuto le esportazioni in valore e determinato l’accumulo di ampi avanzi delle partite correnti.
LO SCENARIO SENZA GUERRA
Nonostante questo, allo scopo di valutare le prospettive di crescita di Mosca nel medio e lungo termine, rilevano soprattutto le importazioni sia perché la disponibilità di beni acquistati dall’estero influenza il benessere dei consumatori sia perché la produzione nazionale di settori chiave è legata all’approvvigionamento dall’estero di beni intermedi e di capitali. Secondo le previsioni della banca centrale, nell’eventualità in cui non ci fosse stata la guerra e le relative sanzioni, «le esportazioni in Russia sarebbero cresciute sensibilmente; dall’inizio del conflitto invece i flussi effettivi hanno registrato una marcata riduzione (di circa un quarto, in luglio)».
Sicché rispetto a quello scenario di pace, «tra marzo e luglio le vendite dei principali partner verso la Russia risulterebbero complessivamente più basse del 45 per cento, pari a circa 46 miliardi di dollari».
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I POSTI
Il Bollettino evidenzia ancora che il Pnrr sarà un forte volano, a condizione che gli investimenti e le riforme vengano attuati, anche riguardo l’occupazione. Secondo Bankitalia «l’occupazione aggiuntiva nel 2024, anno di picco di spesa, è stata stimata in circa 300 mila persone. I posti di lavoro arriveranno per quattro quinti dal privato. Le costruzioni faranno la parte del leone, con circa 65.000 nuove unità.
LE COMPETENZE
Le competenze richieste nei posti di lavoro attivati dal Pnrr «sarebbero altamente eterogenee». Le previsioni rivelano una maggiore incidenza delle professioni a elevato contenuto analitico, dovuta alla crescita dei comparti che impiegano occupazione qualificata e alla natura specialistica di molti investimenti infrastrutturali.
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Il Messaggero