(Teleborsa) - Filiere corte, credito commerciale a clienti e fornitori, nuove piattaforme digitali per una maggiore integrazione tra aziende. Le PMI italiane puntano sulla...
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Le prospettive per il biennio 2022-23 – si legge nel report – vedono ben l'80% del campione confermare la quota di export, il 16% aumentarla, mentre solo il 4% prevede un arretramento. Nello stesso periodo, anche le PMI piu` piccole, sotto i 50 addetti, manterranno invariata la quota di esportazione. La crescita oltre confine sara` prevalentemente trainata da un aumento della domanda dei Paesi esteri (per il 62% del campione), dal miglioramento delle relazioni internazionali (49%) e dal brand Made in Italy (31%). Se il 70% delle PMI conferma che continuera` a presidiare i mercati internazionali su cui gia` opera, il restante 30% andra` oltre, sondando nuove opportunita` su diverse geografie.
La ricerca di fornitori sul territorio, la co-progettazione con i clienti ma soprattutto il credito commerciale e le piattaforme digitali sono ai primi posti delle risposte degli imprenditori e i cardini della collaborazione di filiera. Il report stima un aumento dal 39% al 46% delle aziende che stringeranno accordi per ottenere crediti commerciali. Significativa anche la quota di PMI che collaborera` per implementare piattaforme integrate per facilitare la comunicazione fornitore-cliente, destinata a salire dal 19% del 2019 al 35% nel prossimo biennio. L'innovazione tecnologica e la collaborazione tra imprese sono due driver fondamentali per facilitare il supporto finanziario lungo tutta la filiera. In tale scenario Banca Ifis ha deciso di digitalizzare e automatizzare l'intero processo della Supply Chain Finance con la creazione di Ifis4business, "una piattaforma digitale nata per facilitare la vita all'imprenditore. Un online banking a misura di impresa che – spiega l'Istituto – abilita tutta la clientela presente nell'intera filiera factoring a un'esperienza interamente digitale, senza mai dimenticare il valore della relazione umana e di fiducia che la Banca continua a presidiare con le sue 26 filiali commerciali e 110 specialisti di credito alle imprese, nei diversi territori della Penisola".
Nell'ultimo biennio le PMI hanno saputo adeguarsi al cambiamento ed efficientarsi, superando i problemi relativi alle catene di approvvigionamento, tanto che rimane quasi invariata, prima e post lockdown, la percentuale di imprese legate a fornitori esteri (da 47% a 46%) che si rivolgono soprattutto all'Ue (70% dei casi) per soddisfare il proprio fabbisogno di materie prime e componenti. Un quadro che – rileva lo studio – non appare destinato a cambiare nel prossimo biennio: secondo il 93% delle aziende intervistate, da qui al 2023, non ci saranno modifiche al modello import: appena il 2% si aspetta un calo mentre un 5% ipotizza un aumento degli approvvigionamenti sui mercati esteri, in relazione alla difficolta` di reperire forniture sul territorio nazionale (61%) e a prezzi delle materie prime piu` competitivi al di fuori dei confini (45%). Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero