BRUXELLES Dopo il referendum del 4 dicembre, nonostante le ampie concessioni della Commissione di Jean-Claude Juncker su terremoto e migranti, il governo di Matteo Renzi...
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LO SCENARIO
La Commissione ha modificato la sua interpretazione delle regole per andare incontro alle richieste del governo Renzi sui costi eccezionali di migranti e terremoto. Sui rifugiati, si terrà conto delle spese aggiuntive sostenute dal 2014, invece che l'aumento rispetto allo scorso anno. Sul sisma, l'esecutivo comunitario ha accettato di escludere dai calcoli non solo la ricostruzione delle zone colpite, ma anche il piano Casa Italia e la messa in sicurezza delle scuole sul resto del territorio. Con la flessibilità aggiuntiva su migranti e terremoto «restano degli scarti», ha detto Moscovici. Nel 2017 «valuteremo se ci saranno state delle correzioni (alla manovra) per colmare gli scarti e evitare nuove tappe nella procedura per l'Italia», ha avvertito Moscovici.
Ieri Renzi è tornato ad attaccare l'Unione europea e l'austerità «suicida» che colpisce gli investimenti. «L'Europa faccia il suo mestiere che è promuovere crescita e futuro e non solo austerity e burocrazia», ha detto il presidente del Consiglio. Eppure le concessioni su migranti e terremoto rappresentano un'apertura significativa della Commissione. Complessivamente, lo sconto sullo sforzo strutturale che l'Italia deve compiere ammonta allo 0,33% del Pil contro lo 0,34% chiesto dal governo. Inoltre, il calendario fissato per le decisioni sull'Italia va a scavalcare il referendum sulla riforma costituzionale per non mettere in difficoltà Renzi. Dopo l'Eurogruppo e l'Ecofin del 5 e 6 dicembre, dove i ministri delle Finanze discuteranno dei bilanci nazionali e della raccomandazione su una politica fiscale espansiva, la Commissione redigerà un rapporto sul rispetto della regola del debito da parte dell'Italia.
I risultati e la decisione su un'eventuale procedura arriveranno in «uno o due mesi», ha spiegato il vicepresidente responsabile dell'euro, Valdis Dombrovskis. La richiesta della Commissione è che, dopo il 4 dicembre, il governo faccia modificare la manovra dal Parlamento con le «misure necessarie» ad essere in linea con il Patto. In teoria, al netto della flessibilità su migranti e terremoto, per rispettare alla lettera il Patto di Stabilità servirebbe una correzione di 13 miliardi (0,8% di Pil). Ma alla Commissione basta che l'Italia sia «sostanzialmente in linea», realizzando uno sforzo strutturale di 5 miliardi (0,3% di Pil). Altrimenti l'esecutivo Juncker si troverà costretto ad agire: il rischio di «deviazione significativa» dagli obiettivi che l'Italia deve realizzare c'è sia nel 2016 che nel 2017.
IL NODO DEL DEBITO
Le critiche al documento programmatico di bilancio sono molte. L'aumento della spesa pensionistica ha un impatto «discutibile» sulla crescita potenziale. Ci sono troppe entrate una tantum o incerte (vendita delle frequenze, voluntary disclosure, rottamazione delle cartelle Equitalia). La cancellazione dell'aumento dell'Iva e l'aumento della spesa «gettano seri dubbi sulla credibilità della strategia di bilancio» italiana. Tra le righe del documento c'è la minaccia di togliere parte della flessibilità prevista su riforme e investimenti quest'anno. Oltre a non aver mantenuto gli impegni assunti a maggio, il governo avrebbe destinato agli investimenti co-finanziati dalla Ue meno dello 0,25% di flessibilità concessa dalla Commissione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero