La voglia di anticipare i tempi è tanta, e il presidente del Consiglio intenderebbe assecondarla, almeno fin dove i vincoli di bilancio lo permettono. La riduzione delle tasse...
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IL CONFRONTO CON LA UE
I soldi andranno trovati sul terreno non facile dei risparmi di spesa: farlo già con questa manovra è una missione ardua se non impossibile. Ma l’intenzione di partire subito, e non in modo simbolico, è forte: per dare un segnale al mondo produttivo in un momento in cui la ripresa ha bisogno di consolidarsi, ma anche per mostrare alla commissione europea che la riduzione del prelievo sugli immobili non è il solo piatto forte della legge di Stabilità in preparazione, destinata a passare al vaglio di Bruxelles in particolare per quanto riguarda la concessione di margini di flessibilità.
Dunque una riduzione significativa partirà dall’anno d’imposta 2016. Ogni punto rispetto all’attuale livello del 27,5 per cento costa circa 1,3 miliardi in termini di minor gettito: arrivare al 25 vuol dire impegnare quasi 3 miliardi e mezzo, scendendo fino a 24 ci si avvicina ai 5. Sono importi consistenti, ma per attutirli nell’immediato il ministero dell’Economia potrebbe sfruttare la modalità con cui l’Ires viene pagata, ovvero attraverso un meccanismo di acconto e di saldo.
Così a giugno e a novembre del prossimo anno si verseranno le rate di acconto per il 2016, che potrebbe essere calcolate con la nuova aliquota al 24-25 per cento ma con una percentuale aumentata, anche oltre il livello del 100 per cento, in modo da mantenere sul momento il gettito invariato o comunque solo leggermente ridotto. Le società potranno così contare per i propri bilanci di un significativo calo dell’aliquota, ma i benefici in termini di cassa per i contribuenti (e il corrispondente onere per lo Stato) si manifesteranno in pieno solo nel giugno successivo, al momento del saldo.
L’IRAP COME ADDIZIONALE
Poi nell’anno di imposta 2017 il percorso proseguirà con l’ulteriore taglio dell’aliquota, che potrebbe scendere fino al 20 per cento. Contemporanemente il governo tornerebbe ad occuparsi dell’Irap, imposta la cui aliquota viene spesso sommata a quella dell’Ires anche se in realtà è stata concepita con una base imponibile diversa (questo è il motivo per cui si paga anche quando l’esercizio viene chiuso in perdita). Già lo scorso anno era stata eliminata buona parte della componente costo del lavoro: questa operazione verrebbe completata e sparirebbe anche il prelievo legato agli interessi passivi. A quel punto l’Irap si trasformerà davvero in una sorta di addizionale regionale all’Ires, la cui aliquota del 3,9 per cento si aggiungerebbe al 20 dell’imposta per le società. E l’obiettivo di battere la Spagna nella gara ad attrarre le imprese potrà dirsi raggiunto.
Fin qui le simulazioni tecniche.
Il Messaggero