ROMA - Che il percorso della local tax, la tassa unica per finanziare i Comuni, fosse in salita, si era intuito già quando Matteo Renzi aveva annunciato l'intenzione di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LA BRECCIA
Una impostazione che avrebbe fatto breccia anche a Palazzo Chigi. Agli uomini vicini a Renzi non è passata inosservata l'uscita del vice presidente della Camera, il pentastellato Luigi Di Maio, che intervendo alla trasmissione Ballarò ha accusato il governo di voler fare il gioco delle tre carte sulla casa, togliendo la Tasi e facendo salire la tassazione sulle altre abitazioni attraverso la local tax. Un tasto decisamente sensibile che avrebbe convinto Palazzo Chigi a rimettere nel cassetto il progetto come già fatto con la riforma del Catasto, a cui la stessa local tax era legata, e che era stato archiviato per il rischio che la revisione delle rendite fosse percepita come un aumento della pressione fiscale sulla casa.
Sul fronte della manovra, intanto, arrivano altre novità. Ieri il consigliere economico di Renzi e commissario alla spesa pubblica, Yoram Gutgeld, parlando con l'Ansa ha confermato che il Tesoro è pronto a rivedere le stime di crescita del Pil per quest'anno e per il prossimo nella nota di aggiornamento del Def, il Documento di economia e finanza, alzando l'asticella della crescita dallo 0,7% allo 0,9%. Grazie all'effetto trascinamento sul 2016, poi, anche per il prossimo anno il Pil potrebbe essere rivisto al rialzo dall'1,4% all'1,5-1,6%. Se questi numeri fossero confermati, per il governo la strada della manovra da 25-30 miliardi di euro sarebbe in discesa.
L'aumento di due punti di Pil nel 2016 farebbe scendere il deficit dall'1,8% attualmente previsto, all'1,6%. Se il governo, come ha fatto a maggio scorso, decidesse comunque di lasciare invariata la sua previsione programmatica, si libererebbero immediatamente 3,2 miliardi circa di risorse, alle quali aggiungere quelle che l'Europa concederà sotto la voce flessibilità (oltre ovviamente ai 10 miliardi della spending review).
LA CONFERMA
Gutgeld ha anche confermato che il governo potrebbe decidere di anticipare il taglio dell'Ires, previsto per il 2017, alle imprese del Mezzogiorno. Una misura che non avrebbe costi eccessivi e che rientrerebbe nel piano per il Sud al quale sta lavorando il governo. Nei piani di Palazzo Chigi per il 2017, l'aliquota dell'Ires, ossia il prelievo che le imprese pagano sugli utili aziendali, dovrebbe scendere dall'attuale 27,5% al 24%, al di sotto di quello applicato in Spagna citato da Renzio come esempio virtuoso. Ma la misura per il Sud, per dare uno shock potrebbe anche andare oltre, con un abbassamento dell'Ires al di sotto della soglia del 24%. Ipotesi, per ora, ma al governo stanno già valutando i costi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero