BRUXELLES Per ora la Commissione punta ad un compromesso per non danneggiare Matteo Renzi ma, se non otterrà alcune garanzie in pochi giorni, l'esecutivo comunitario...
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IL DATO
Invece di migliorare dello 0,6% di Pil come previsto dalle regole, o almeno dello 0,2% come si era impegnato a fare Pier Carlo Padoan in maggio, il saldo netto strutturale peggiora dello 0,4%: una deviazione di un punto percentuale, che va ben oltre tutti i limiti consentiti. Per il momento la Commissione intende perseguire la via del dialogo per ottenere impegni formali da Roma. «È troppo presto per parlare di lettere», dice un altro responsabile comunitario. Il clima dei colloqui è definito «costruttivo». Con la Commissione «ci sentiamo continuamente», ha spiegato ieri Padoan. Di fronte ad una deviazione significativa dell'aggiustamento strutturale che misura il deficit al netto del ciclo economico e delle «una tantum» in teoria la Commissione avrebbe la possibilità di chiedere al governo una nuova versione della legge di bilancio entro la fine del mese di ottobre. Una lettera costituirebbe un ultimo avvertimento prima di una bocciatura della manovra. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, è confrontato a due esigenze politiche contraddittorie: evitare di indebolire Renzi in vista del referendum del 4 dicembre e, al contempo, preservare un minimo di credibilità del Patto. L'orientamento dato ai servizi è di cercare un accordo con il governo, anche a costo di forzare un po' di più le regole. Il messaggio inviato a Roma è «aiutateci ad aiutarvi», dice un'altra fonte. I funzionari della Direzione generale Ecfin si sono messi al lavoro per verificare quali spese possono rientrare nella categoria di «circostanze eccezionali» da escludere dal calcolo dell'aggiustamento strutturale.
L'INDICAZIONE
Il governo ha indicato lo 0,4% del Pil di «spese di natura eccezionale»: 0,2% per la gestione della crisi dei migranti e il piano Ue di investimenti in l'Africa; e 0,2% per le zone colpite dal terremoto il 24 agosto scorso e Casa Italia. Ma, dentro la Commissione, ci sono seri dubbi. A maggio l'esecutivo comunitario aveva concesso una flessibilità minima (0,04% di Pil) per la gestione dell'emergenza migranti nel 2016. Lo sconto sul terremoto può essere applicato solo alle risorse destinate alla ricostruzione delle zone colpite e non agli interventi per il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza delle scuole di tutto il paese. L'altro problema è legato alla natura «una tantum» di alcune entrate previste dal progetto di bilancio. L'aumento di gettito attraverso la chiusura dei contenziosi con Equitalia, le nuove comunicazioni Iva e la «voluntary disclosure bis», dovrebbe essere preso in conto solo parzialmente.
David Carretta
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Il Messaggero