(Teleborsa) - Salvo alcune misure positive, gli interventi di più lungo periodo sulla crescita e la competitività del sistema industriale appaiono deboli e le principali scelte...
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Nel complesso, si tratta, secondo Confindustria, di una "manovra espansiva che cerca di tenere insieme l'obiettivo del contenimento degli impatti economico-sociali dell'emergenza con quello del rilancio degli investimenti per sostenere la ripresa post pandemica". Occorre agire sul fronte della liquidità e della domanda oltre che sostenere la domanda nei settori più colpiti dalla crisi o che avranno un ruolo determinante nei processi di transizione del nostro sistema industriale in modo che questi possano ripartire non appena le restrizioni per contenere il virus saranno allentate", ha detto Mariotti.
Due gli esempi: "la proroga almeno al 2022 del super bonus 110%, estendendolo - con gli opportuni aggiustamenti - agli edifici adibiti alle attività produttive; il rinnovo degli incentivi all'automotive". Quanto a quest'ultimo, "le misure di sostegno dovrebbero rappresentare la base per costruire un piano nazionale sulla mobilità sostenibile, che faccia leva, tra le altre cose, sull'adeguamento ambientale dei mezzi di trasporto pubblico e privato". Inoltre, a proposito di trasporti "considerazioni analoghe valgono per i tanti comparti che da marzo a oggi hanno visto un tracollo dei fatturati, i settori aereo, stradale e marittimo-portuale sono rimasti ai margini delle misure di indennizzo e ciò rischia di pregiudicare la continuità di molte imprese".
La ripresa dell'economia italiana rischia di slittare al 2022. Ecco perchè - questa la strada da imboccare - "è necessario innalzare il PIL puntando, da subito, su investimenti e riforme".
"Abbiamo apprezzato - conclude Mariotti - il rifinanziamento del fondo Simest per l'internazionalizzazione delle imprese, compresa la componente a fondo perduto, ma rileviamo che lo stanziamento è insufficiente a coprire le domande del 2020, pari a circa 4 miliardi". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero