ROMA L'attesa lettera della Commissione europea sulla manovra è arrivata ieri sera al ministero dell'Economia. Ad annunciarlo è stato direttamente il...
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LE REAZIONI
Non è stato solo il ministro dell'Economia a rispondere picche alla Commissione. Il premier Matteo Renzi ieri ha alzato il livello della sfida, arrivando a minacciare il veto sull'approvazione del bilancio comunitario del 2017 se non arriveranno spazi di flessibilità sui migranti. «Di violazioni alle regole Ue», ha detto parlando ieri sera a Porta a Porta, «ce ne sono tante: la Francia è da 9 anni sopra il 3 per cento, la Spagna ha un deficit doppio del nostro». Non solo. Il premier ha anche ricordato che la mole del debito italiano è cresciuta molto meno che negli altri paesi. Ma per Renzi il punto centrale non sono i decimali, piuttosto sono i valori su cui si fonda l'Ue che ora, ha detto, «è poco solidale». «Noi», ha sottolineato, «diamo 20 miliardi all'Europa e l'Ue ce ne restituisce 12, ma se l'Ungheria o la Slovacchia ci fanno la morale sui migranti e non ci danno una mano» l'Italia è «pronta» a mettere il veto sul bilancio comunitario. Ancora, sullo stesso argomento, il premier ha affermato di essere «pronto a dire che i soldi li mettiamo se anche gli altri condividono oneri e onori. I contanti e i bonifici», ha proseguito, «non passano dai muri, se tu tiri su un muro per i migranti i soldi italiani te li scordi».
Ma se da un lato il governo italiano ha messo sul tavolo della trattativa con la Commissione la pistola del veto al bilancio comunitario, dall'altro nei testi della manovra sono spuntate una serie di «carote» per provare ad ammorbidire la posizione di Bruxelles. Alcune scelte sono state riviste. A cominciare dalla coperture finanziarie, con una sostanziale riduzione delle «una tantum» invise alla Commissione. La volutnary disclosure, la riapertura della sanatoria dei capitali all'estero, è stata inserita nel decreto fiscale senza indicazione di gettito. La stessa rottamazione delle cartelle esattoriali, quantificata inizialmente in 4 miliardi di euro, è stata ridotta a soli due miliardi. Segno che le diplomazie sono costantemente al lavoro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero