Manovra, aumenti Iva per tagliare il costo del lavoro: sconti per chi usa bancomat

Da Palazzo Chigi giurano che «faranno di tutto per scongiurare l'aumento dell'Iva». Eppure la strada ormai sembra segnata e, a mezza bocca, più...

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Da Palazzo Chigi giurano che «faranno di tutto per scongiurare l'aumento dell'Iva». Eppure la strada ormai sembra segnata e, a mezza bocca, più d'uno nel governo inizia ad ammetterlo. L'Iva aumenterà. Orami è dato per certo che l'aliquota del 10%, quella che colpisce i beni alimentari, le bollette elettriche e del gas, i ristoranti e gli alberghi, salirà all'11% o al 12%. A fronte dell'aumento verrà introdotto un sistema di «cashback», una restituzione ai consumatori finali che pagheranno con mezzi tracciabili, come i bancomat o le carte di credito, del 3%.


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Questo sconto non agirà sull'Iva, ma sarà una sorta di detrazione fiscale e, dunque, non sarà applicata agli scambi tra le imprese. Il governo starebbe facendo di tutto per evitare di dover ritoccare verso l'alto anche l'aliquota del 22%. Ma non è ancora del tutto scontato che ci riesca. Il ritocco dell'aliquota del 10% non escluderebbe nemmeno la rimodulazione parziale dei beni, ossia il passaggio di alcune categorie di prodotti da uno scaglione all'altro. Passaggio che potrebbe riguardare settori nevralgici dell'economia italiana come la ristorazione e i servizi alberghieri. Non è ancora chiaro se il meccanismo di cashback riguarderà anche i beni tassati al 22%. Come funzionerà esattamente il nuovo sconto va ancora definito, ma ci si starebbe orientando su rimborsi mese per mese. La riforma sarebbe possibile grazie all'introduzione della nuova card unica pubblica, che funzionerà da carta d'identità, tessera sanitaria e pure da borsellino elettronico, ricaricabile anche con i contanti. Anche se più di un operatore del settore bancario avrebbe alzato già il sopracciglio sul rischio di consegnare a Poste il monopolio dei pagamenti e all'Agenzia delle entrate la conoscenza completa di tutti gli acquisti fatti dagli italaini.
Comunque sia, l'intervento del cashback sarebbe a un taglio delle commissioni sui mini-pagamenti (si parla di transazioni tra i 5 e i 25 euro).

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IL MECCANISMO
Grazie all'aumento parziale dell'Iva, le risorse necessarie a disinnescare le clausole di salvaguardia, scenderebbero da 23 miliardi a circa 17 miliardi. In questo modo, spiegano fonti vicine al dossier, si recupererebbero i 5 miliardi necessari al taglio del cuneo fiscale. Anche su questo punto, le scuole di pensiero che si confrontano all'interno del governo sono due. Una, spinta soprattutto dai rappresentanti de Partito Democratico, vorrebbe che la riduzione delle tasse sul lavoro partisse immediatamente. Già dal prossimo mese di gennaio, insomma, si vorrebbe che i lavoratori pubblici e privati ricevano il beneficio nelle loro buste paga. Per dare un minimo di segnale concreto, tuttavia, servirebbero tra i 5 e i 6 miliardi di euro. Dall'altra parte Palazzo Chigi preferirebbe evitare l'aumento dell'Iva facendo slittare il taglio del cuneo fiscale. Anche facendolo partire magari ad aprile o a giugno.

Se l'operazione fosse avviata in estate, per esempio, si risparmierebbero quasi tre miliardi di euro. Ma è anche vero che il prossimo anno ci sono una serie di elezioni regionali molto delicate sia per il Partito Democratico che per il Movimento Cinque Stelle. Un segnale immediato nelle buste paga potrebbe dare insomma una spinta ai partiti di governo. Sul fronte delle coperture l'altro capitolo che rimane ancora aperto è quello della revisione delle spese fiscali. Anche in questo caso sarà introdotto un meccanismo per riconoscere le detrazioni e le deduzioni soltanto a chi effettua dei pagamenti tracciabili. Tuttavia restano sul tappeto anche altre soluzioni più drastiche, come l'introduzione di meccanismi di riconoscimento delle agevolazioni in base al reddito (che si tradurrebbero in un aumento secco di tasse oltre determinate soglie) e con l'aumento delle franchige di cui oggi già sono dotati alcuni degli sconti fiscali concessi. Il tema è delicato, anche perché per recuperare cifre ingenti sarebbe necessario non solo colpire il futuro, ma anche le spese già sostenute in passato e non ancora del tutto scaricate dai redditi.
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Il Messaggero