Lettera Ue, la manovra sarà più leggera: serviranno da 10 a 15 miliardi

Padoan (Ansa)
A quanto ammonterà la manovra della prossima legge di bilancio, vista l'apparente disponibilità della Ue a concedere all'Italia ulteriore flessibilità...

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A quanto ammonterà la manovra della prossima legge di bilancio, vista l'apparente disponibilità della Ue a concedere all'Italia ulteriore flessibilità di bilancio? La domanda è di certo rilevante, ma c'è un'altra indicazione che esce dalla lettera dei due commissari europei, la quale del resto non contiene cifre: Bruxelles chiede al governo di guardare con attenzione alla qualità della manovra.


Il richiamo esplicito al criterio della spesa, che prescrive una crescita delle uscite non superiore a quella di medio termine del Pil potenziale, al di là dei tecnicismi riporta l'attenzione sulle misure di spending review, che negli anni scorsi sono state portate avanti con una serie di alti e bassi. Mentre un altro passaggio della missiva ricorda che il nostro Paese dovrà integrare nel bilancio «la piena implementazione di tutte le raccomandazioni specifiche» ricevute dalla commissione.

E qui qualche problema si apre, visto che tra le riforme da realizzare ci sono provvedimenti ancora arenati in Parlamento per vari motivi, come la legge sulla concorrenza o il progetto di riassetto del catasto; mentre un'indicazione classica di Bruxelles in materia di fisco, quella relativa allo spostamento della pressione fiscale dalle persone alle cose (come patrimoni e immobili) ha incontrato da noi molte obiezioni anche a livello politico.

I MARGINI
In ogni caso il tono usato Domborovskis e Moscovici lascia pensare che se le altre condizioni saranno rispettate all'Italia saranno formalmente riconosciuti i margini ipotizzati dal ministro Padoan nella sua lettera alla commissione, di cui quella di ieri costituisce la risposta. L'aggiustamento strutturale pari allo 0,3 per cento del Pil tra 2017 e 2018 equivale grosso modo, il prossimo anno, alla possibilità di lasciar scivolare il rapporto deficit/Pil dall'1,2 stimato a bocce ferme fino all'1,7-1,8 per cento.

A quel punto resterebbe un impegno da circa 7 miliardi per completare la cancellazione degli aumenti Iva previsti dalle clausole di salvaguardia. Inoltre, il governo dovrà trovare i soldi per le sue misure di politica economica: 2-3 miliardi per la riduzione del cuneo fiscale, almeno un altro per i contratti pubblici, più ulteriori risorse per il rilancio degli investimenti e il finanziamento delle tradizionali esigenze indifferibili. Alla fine l'asticella della manovra lorda dovrebbe arrivare ad una quota compresa tra 10 e 15 miliardi, cifra pari a circa la metà di quella contabilizzata per il 2017.

BANCO DI PROVA

Un capitolo importante riguarda il debito pubblico. L'Italia dovrà ridurlo, in rapporto al prodotto, già da quest'anno: un calo non scontato anche se le prospettive di ripresa dell'economia ed anche dell'inflazione sono una premessa favorevole. Ma se il debito sarà il vero banco di prova dell'esecutivo davanti alle istituzioni europee ed ai mercati finanziari, sarà difficile per Gentiloni e Padoan rinunciare al programma di privatizzazioni, che coinvolgono Poste e Ferrovie dello Stato. Il tema è sensibile e sono emerse perplessità all'interno dello stesso Partito democratico. Ma ora quell'agenda che pure non è di immediata realizzazione potrebbe persino apparire insufficiente. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero