(Teleborsa) - Le conseguenze socio-economiche dell'emergenza sanitaria colpiscono anche il lavoro artigiano. A fine dicembre 2020 allo stock del 2019 mancano 4.783 imprese...
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Nonostante la diminuzione complessiva, l'artigianato – rileva l'Osservatorio lavoro CNA – ha sostanzialmente resistito allo tsunami Covid-19, registrando un calo dello 0,3% dopo quattro anni di crescita ininterrotta, superiore al 2,5% annuo. Un dato influenzato dalle misure a sostegno del reddito e a difesa dell'occupazione, quali cassa integrazione e divieto di licenziamento.
Il combinato disposto di crisi economica e misure di sostegno all'occupazione – si legge nel Rapporto – ha determinato una brusca interruzione nell'avvicendamento sui posti di lavoro. Nel 2020 i tassi di assunzione e di cessazione sono stati i più bassi degli ultimi quattro anni. Se da un lato la crisi economica ha frenato le assunzioni (-18%), dall'altro il blocco dei licenziamenti ha prodotto una brusca riduzione delle cessazioni (-13,1%). In entrata e in uscita le posizioni permanenti sono rimaste "congelate". Maggiore mobilità, viceversa, è stata registrata nelle tipologie contrattuali a termine, utilizzate per fare fronte alle necessità temporanee.
Una situazione definita dalla CNA "pericolosamente sospesa" che potrà volgere al meglio a condizione che, nei prossimi mesi, si realizzi su una solida ripresa della domanda, possibile solo con il successo della campagna vaccinale. "Al contrario, tanti artigiani e piccole imprese –conclude la Confederazione – si troverebbero nella dolorosa condizione di dover ridurre gli organici, se non addirittura di essere costretti a cessare la stessa attività".
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Il Messaggero