(Teleborsa) - "Un lockdown infinito, che sta spazzando via imprenditori, artigiani, professionisti e autonomi. Nonostante i segnali di ripresa dell'economia e la stagione estiva,...
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"Anche se rispetto al trimestre precedente l'occupazione è aumentata dell'1,4% (317mila unità) non cresce al ritmo della straordinaria crescita economica del Paese", ha dichiarato invece Lucio Poma, capoeconomista di Nomisma. "Questo perché la crescita del Paese è asimmetrica – ha spiegato – il dato del +2,7% del secondo trimestre nasconde, facendo somma a compensazione, una realtà diversa. Un gruppo di imprese (le imprese controvento) crescono a ritmi ben superiori del 2,7% e un altro gruppo di imprese cresce a ritmi inferiori e talvolta addirittura decresce. Ciò è conseguenza della trasformazione industriale che sta vivendo il paese: la rivoluzione di Industria 4.0. Questa crescita asimmetrica, a kappa se vogliamo, si riflette sull'occupazione e in particolare sui giovani. Da un lato rappresentano uno zoccolo elevato di disoccupazione, ma dall'altro vi sono molte imprese manifatturiere che lamentano di non trovare i giovani da assumere per gestire i nuovi processi di produzione".
Oltre la metà delle micro imprese è intenzionata ad assumere personale nei prossimi sei mesi. Ma la crescita dell'occupazione è fortemente frenata dalle difficoltà, in molti casi dalla impossibilità, incontrate per reperire le figure professionali necessarie all'attività aziendale. A rilevarlo una indagine condotta dalla CNA su un campione di oltre 2mila tra artigiani, micro e piccole imprese, rappresentativo della realtà imprenditoriale nazionale, composto per più del 90% da imprese con meno di dieci addetti. Il 55,1% delle imprese che hanno partecipato all'indagine vorrebbe realizzare assunzioni entro gennaio 2022. Di queste il 52,7% ipotizza nel periodo in esame un'assunzione, ma il 33,8% propende per due e l'8,2% per tre.
Assunzioni che non sono destinate a fare fronte a un aumento meramente transitorio della domanda. Quasi due nuovi lavoratori su tre, infatti, sarebbero reclutati mediante contratti stabili: il 29,4% con il tempo indeterminato, il 20,2% con l'apprendistato, il 14,8% con il tirocinio formativo. Il 27,7% delle imprese punta sul tempo determinato, che è comunque contratto di qualità e rappresenta la formula giuridica ideale a soddisfare la flessibilità richiesta alle imprese più piccole. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero