(Teleborsa) - L'Istat taglia le stile del Pil italiano che si ferma a +0,3%, in deciso rallentamento rispetto al 2018 quando era dato allo 0,9%. È il dato che emerge dal...
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Nel dettaglio, l'Istat chiarisce che la domanda interna "fornirebbe l'unico contributo positivo alla crescita del Pil", mentre "l'apporto della domanda estera netta e quello della variazione delle scorte risulterebbero nulli".
In lieve calo anche la stima della stime delle spesa famiglie e delle ISP, data per il 2019 allo 0,5% contro lo 0,6% dello scorso anno. Non avrebbe aiutato in questo il reddito di cittadinanza: secondo le previsioni Istat per l'anno in corso infatti ci sarebbe "un moderato incremento dei consumi delle famiglie e delle ISP sostenuto dall'aumento del monte salari e, in misura limitata, dalle misure sul reddito di cittadinanza".
In calo la fiducia di famiglie e imprese che, riporta l'Istat, "ha confermato un orientamento negativo" con l'indice del clima di fiducia dei consumatori diminuito ad aprile per il terzo mese consecutivo.
A rallentare in maniera "significativa" è il processo di ricostituzione dello stock di capitale, sia per gli investimenti in macchinari e attrezzature sia per quelli in costruzioni. Nel complesso, gli investimenti fissi lordi sono previsti crescere dello 0,3%.
Ciò andrebbe a influire anche sul mercato del lavoro. Nel 2019 l'Istat prevede l'occupazione ai livelli dell'anno precedente (+0,1%) mentre si registrerebbe un lieve aumento del tasso di disoccupazione (10,8% contro il 10,6% dell'anno precedente).
L'Istat rileva che "l'attuale scenario di previsione è caratterizzato da alcuni rischi al ribasso rappresentati da una ulteriore moderazione del commercio internazionale e da un possibile peggioramento delle condizioni creditizie legato all'aumento dell'incertezza e all'evoluzione negativa degli scenari politici ed economici internazionali".
Le previsioni indicano infine "il proseguimento della fase di politica monetaria accomodante e un conseguente effetto limitato dell'incertezza sui mercati finanziari e del credito. Tuttavia - conclude l'Istat - l'evoluzione di alcuni fattori quali l'acuirsi delle tensioni commerciali, le decisioni connesse alla Brexit e più in generale alla fase di ricostituzione del Parlamento europeo, potrebbero generare un aumento dell'incertezza sui mercati finanziari" Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero