L'Europarlamento rinvia la riforma del copyright

L'Europarlamento rinvia la riforma del copyright
(Teleborsa) - "Oggi è un giorno importante, il segno tangibile che finalmente qualcosa sta cambiando anche a livello di Parlamento europeo. La seduta plenaria di Strasburgo ha...

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(Teleborsa) - "Oggi è un giorno importante, il segno tangibile che finalmente qualcosa sta cambiando anche a livello di Parlamento europeo. La seduta plenaria di Strasburgo ha rigettato il mandato sul copyright al relatore Axel Voss smontando l'impianto della direttiva bavaglio". Lo scrive su facebook il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Svilippo economico, Luigi Di Maio. "La proposta della Commissione Europea ritorna dunque al mittente rimanendo lettera morta, il segnale è chiaro: nessuno si deve permettere di silenziare la rete e distruggere le incredibili potenzialità che offre in termini di libertà d'espressione e sviluppo economico. In ogni caso, anche qualora il testo fosse passato al vaglio di Strasburgo, ci saremmo battuti in sede di consiglio. A livello nazionale saremmo invece stati disposti a non recepirla".


"Questa direttiva - spiega Di Maio - riportava due concetti inaccettabili: il primo prevedeva un diritto per i grandi editori di autorizzare o bloccare l'utilizzo digitale delle loro pubblicazioni introducendo anche una nuova remunerazione, la cosiddetta link tax. Il secondo imponeva alle società che danno accesso a grandi quantità di dati di adottare misure per controllare ex ante tutti i contenuti caricati dagli utenti. Questo Governo vigilerà affinchè la libertà di internet venga salvaguardata, senza scendere ad alcun compromesso. Rifiutando ogni bavaglio", ha puntualizzato il vicepremier.

Per il presidente dell'Associazione Italiana Editori (AIE), Ricardo Franco Levi, invece, si tratta di "una grande occasione mancata". "Il diritto d'autore è libertà. Con la votazione di oggi non si è affermata la sua funzione: da domani il web sarà meno libero, così come lo sarà anche la società europea. Si tratta di una sconfitta culturale, ancor prima che politica. Le multinazionali del web, che non vogliono assumere alcuna responsabilità, né sociale, né in difesa della libertà di espressione, né legale per le violazioni dei diritti degli autori europei, hanno voluto frenare un miglioramento che avrebbe aiutato tutta l'industria culturale - ha aggiunto Levi -. È paradossale che proprio queste grandi imprese si siano opposte alla modernizzazione del diritto d'autore. Hanno vinto le pressioni a difesa di un modello di rete costituito da poche imprese che, acquisita una posizione dominante, la sfruttano a danno delle imprese creative, degli operatori minori del mondo digitale e anche dei consumatori".


Tutto rinviato a settembre, quando il Parlamento europeo dovrà approvare un nuovo testo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero