L'avvertimento del Fondo monetario: «Con l'uscita arriverà la recessione»

L'avvertimento del Fondo monetario: «Con l'uscita arriverà la recessione»
NEW YORK Più volte il Fondo Monetario ha dato la sua opinione negativa su una possibile uscita della Gran Bretagna dal Club di nazioni di cui fa parte da 43 anni....

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NEW YORK Più volte il Fondo Monetario ha dato la sua opinione negativa su una possibile uscita della Gran Bretagna dal Club di nazioni di cui fa parte da 43 anni. L'intervento di ieri tuttavia è stato particolarmente forte e deciso, e molto pessimista. Nel presentare le 64 pagine dell'annuale analisi dell'economia britannica, l'ente internazionale ha ammonito che un voto positivo il 23 giugno farebbe scivolare il Regno Unito in una recessione: «Le conseguenze economiche sarebbero negative e sostanziali» spiegava il testo, in cui però si riconosceva che la «decisione appartiene agli elettori». Il Fondo ha ritardato un giorno nel rilasciare il documento, per rispetto verso la deputata laburista Jo Cox, uccisa giovedì da un nazionalista estremista. Nel presentarlo, ieri, la direttrice dell'Fmi Christine Lagarde ha espresso le condoglianze dell'ente e dei suoi dipendenti verso la famiglia della giovane politica. E ha poi spiegato che se la Gran Bretagna rimanesse nell'Ue, potrebbe registrare una crescita dell'1,9 per cento, grazie a un «rilancio» dovuto alla certezza della stabilità.


Al contrario, un voto per l'uscita scatenerebbe una instabilità e una incertezza che avrebbero effetti immediati, con una contrazione delPil che scenderebbe in zona negativa, con una recessione dello 0,8 per cento nel 2017. Sulla lunga battuta, l'economia britannica si ridurrebbe del 5,6% entro il 2019, con un tasso di disoccupazione sopra il 6 per cento. A causare questa contrazione sarebbero vari elementi: prima di tutto, spiega sempre il documento Fmi, «ci sarebbe un ridotto accesso al commercio, in quanto il Paese difficilmente sarebbe in grado di realizzare nuovi accordi commerciali con gli altri Paesi». L'incertezza, nella fase di transizione, porterebbe poi a un ritardo degli investimenti e a una riluttanza ad assumere, mentre varie ditte che hanno bisogno di continuare a funzionare all'interno del mercato unico potrebbero scegliere di trasferirsi.
 

LE CONSEGUENZE

Ciò colpirebbe soprattutto l'industria manifatturiera e il settore finanziario, e Londra potrebbe perdere il suo ruolo di centro finanziario europeo. Infine, non si può escludere un paralizzante crollo della domanda, in quanto i consumatori sarebbero probabilmente spaventati dall'incertezza, e sarebbero restii a spendere per beni durevoli e costosi. Il Fondo Monetario ha anche sottolineato leffetto domino per altri Paesi europei che sarebbero influenzati più direttamente dall'uscita dell'UK, in particolare l'Irlanda, Cipro, Malta, l'Olanda e il Belgio. Quanto all'Italia, il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan ha assicurato che la nostra economia «rischia da una Brexit nello stesso modo della maggior parte degli altri Paesi europei», e cioè «non ci sono problemi specifici per l'Italia», e che «i governi sono coscienti che questo referendum può cambiare molto lo scenario». Padoan non ha negato tuttavia che l'Europa sia «in un momento di difficoltà» e che deve dimostrare di essere qualcosa di utile per i cittadini europei». Il documento del Fondo ha subito suscitato le proteste degli economisti pro-brexit, per i quali «il Fondo ha scelto di ignorare i benefici di un'uscita dall'Ue, focalizzandosi solo su supposti aspetti negativi».
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Il Messaggero