(Teleborsa) - L'Arabia Saudita sta spingendo forte sull'acceleratore. Nonostante il crollo verticale dei prezzi del petrolio, il Regno saudita non accenna a ridurre la...
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L'indiscrezione arriva direttamente da un funzionario saudita: "Ci sono dei carichi senza destinazione perché non abbiamo acquirenti". Sempre secondo il Wall Street Journal, pochi giorni prima della decisione di aumentare la propria produzione di greggio l'Arabia Saudita ha affittato anche altre 16 petroliere per aumentare la propria capacità di trasporto. E la corsa non sembra arrestarsi: Saudi Aramco avrebbe già preallertato gli operatori dei servizi petroliferi presenti sul territorio del Regno per nuovi lavori, chiedendo loro di tagliare le proprie tariffe del 15%. Un segnale, a detta degli stessi operatori, che i sauditi si aspettano che i prezzi rimarranno bassi anche per diverso tempo. In aumento anche le scorte interne: 74,4 milioni di barili, 8,2 in più rispetto la media del 2019.
Secondo la ricostruzione del quotidiano finanziario di New York, le mosse farebbero parte di una più ampia strategia: oltre a mostrare i muscoli alla Russia dopo la fine dell'Opec+ e in un periodo di profonda crisi del settore, il doppio scopo a cui aspirerebbe il maggiore esportatore di petrolio del mondo sarebbe, da un lato, quella di strappare condizioni contrattuali migliori dalla situazione e, dall'altra, quella di conquistare quote di mercato in Europa e Stati Uniti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero