Zhu Chongyun, la stilista e imprenditrice cinese che ha acquistato il marchio Krizia dopo aver costruito un impero della moda nel suo Paese, raconta per la prima volta a una tv...
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«La Cina si è aperta al mondo nel 1979 con le riforme di Deng Xiaoping e in questi 40 anni lo sviluppo è stato velocissimo: oggi è la seconda economia mondiale dopo gli Stati Uniti. Ma la popolazione cinese è cinque volte di più di quella americana. Il nostro mercato è smisurato. Quindi anche quello della moda è smisurato. Ecco perché ho deciso di acquistare Krizia perché con un marchio così importante io metto le basi per sfondare sul mercato cinese dove, lo sottolineo, i marchi italiani sono molto molto amati», ha spiegato Zhu Chongyun intervistata da Sabrina Carreras a Presadiretta, la trasmissione di Riccardo Iacona che andrà in onda su Rai 3 domenica 7 febbraio alle 21.45 . Nella puntata dal titolo "La Cina dentro" le telecamere di Presadiretta hanno fatto un lungo viaggio tra l’Italia e la Cina, paese ormai entrato ormai profondamente anche nel tessuto produttivo tricolore.
Sul rischio che la produzione possa fine all'estero Chongyun ha detto: «Per il momento è completamente in Italia e penso di farla restare in Italia perché voglio continuare a mantenere il livello di qualità che contraddistingue il marchio Krizia. Magari - ha però aggiunto - in futuro, siccome Krizia produce diverse linee, potrò considerare di spostare la produzione di qualche linea in altri paesi, ma per ora no».
Negli ultimi anni lo shopping cinese in Italia ha riguardato anche il settore della moda: è cinese il 35% della sartoria di alta gamma maschile Caruso e il 100% Pinco Pallino, Miss Sixty, Sergio Tacchini, Roberta di Camerino e Mariella Burani.
Ma la più famosa acquisizione cinese nel campo della moda è sicuramente quella del marchio Krizia, acquistato nel 2014 da Chongyun. Secondo Forbes una delle 25 imprenditrici più influenti nell’industria mondiale della moda. In Cina ha creato un gruppo di pret-à-porter con 5 marchi, 4.000 dipendenti e un giro di affari di quasi 420 milioni di dollari.
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Il Messaggero