L'agenzia di valutazione del debito S&P conferma il rating "BBB" per l'Italia con prospettive «negative». Il voto è due gradini sopra...
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Il pil, sempre secondo l'agenzia americana, si contrarrà del 9,9% nel 2020, con un rimbalzo il prossimo anno quando segnerà un aumento del 6,4%. «La tempistica e la forma della ripresa restano incerte», afferma S&P, prevedendo un tasso di disoccupazione all'11,2% quest'anno.
S&P ha poi sottolineato che «sarà possibile una revisione al ribasso del rating dell'Italia se il debito non sarà messo su una chiara via al ribasso nel corso dei prossimi tre anni e se ci sarà un marcato deterioramento delle condizioni di credito che metta a repentaglio la sostenibilità delle finanze pubbliche, per esempio a causa di misure non sufficientemente di sostegno da parte dell'Eurozona». Le prospettive potrebbero migliorare a stabili da negative se «l'economia facesse meglio di quanto anticipato» e se «il sistema bancario riuscisse ad affrontare lo shock dell'economia reale provocato dal Covid-19 senza un significativo aumento dei non performing loan».
«Ci attendiamo che il nuovo debito dell'Italia in seguito alla pandemia sarà acquistato dalla Bce tramite i programmi pre-esistenti e nuovi, incluso quello da 750 miliardi di euro chiamato Pepp (Pandemic emergency purchase programme)», ha affermato ancora S&P, sottolineando come da quando la Bce ha lanciato il suo programma di acquisto titoli nel marzo del 2015 il Tesoro italiano ha migliorato il profilo del debito pubblico. Con l'impegno della Bce il governo italiano sarà in grado di finanziarsi a tassi nominali intorno allo 0,8% in media quest'anno.
Secondo l'altra grande agenzia di rating americana Moody's, l'emergenza Covid non incrina la fiducia sul merito di credito dell'Italia. «Sebbene la pandemia di coronavirus stia causando un grave shock economico che spingerà il debito pubblico italiano a raggiungere livelli record quest'anno, l'affidabilità creditizia del Paese dovrebbe rimanere sostanzialmente inalterata data la natura temporanea della recessione e i bassi costi di finanziamento», afferma Moody's Investors Service precisando che il report «non costituisce» una valutazione sul rating. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero