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La rotta di Ita-Alitalia è tracciata. Con degli step ben precisi, previsti dal piano industriale e condivisi passo dopo passo dal ministero dell’Economia e da Palazzo Chigi. Un crono-programma che scatterà appena ottenuto il via libera, anche informale, di Bruxelles e che il Tesoro - il dossier è in mano al ministro Daniele Franco e al direttore generale Alessandro Rivera - vorrebbe chiudere in 60 giorni. Anche perché non si può perdere altro tempo. La stagione estiva è partita e sta crescendo, con la campagna vaccinale che corre veloce in tutto il mondo, la domanda di mobilità per il trasporto aereo.
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Le tappe - Quattro le mosse per chiudere la partita. Si partirà con l’aumento di capitale da 700 milioni, con la possibilità di arrivare fino a un miliardo di euro, per consentire alla newco guidata da Fabio Lazzerini di partecipare alle gare per acquistare il ramo volo e a quella ad hoc per il brand Alitalia. Tant’è che in queste ore si è intensificato il pressing sui commissari straordinari guidati da Giuseppe Leogrande affinché accelerino le procedure.
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Le pressioni Ue - E’ più probabile, viste le pressioni della Ue, che Ita sia costretta a rinunciare ad avere la maggioranza nel polo dei servizi di terra che, come noto, sarà aperto ad altri investitori privati. Una situazione analoga potrebbe riguardare anche la manutenzione. Niente da fare invece per il programma Millemiglia che difficilmente potrà essere trasferito. Chi riuscirà a vincere la sfida si potrà anche candidare, ma i tempi sono spostati al prossimo anno, anche come partner industriale e socio nella compagine azionaria. Per la verità proprio Palazzo Chigi spinge perché su questo fronte la partnership possa scattare il prima possibile, ben consapevole che Ita da sola non può reggere la competizione mondiale. Proprio l’arrivo entro 12 mesi di un socio privato nell’azionariato accanto al Tesoro, come suggerito dallo stesso Draghi e auspicato dall’Europa, è un altro tassello decisivo per far andare in porto la trattativa.
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