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Ultimo miglio per l'operazione di privatizzazione di Ita Airways. Oggi gli emissari del fondo Usa Certares e quelli di Delta chiuderanno il cerchio con la compagnia italiana in un vertice nella sede del vettore tricolore che si preannuncia decisivo. Del resto le trattative con il Tesoro, che resterà socio della compagnia con il 49% e ampi poteri su nomine e strategie, sono praticamente terminate.
Un negoziato che va avanti dal 31 agosto e che arriverà in porto nonostante i tentativi di frenata attivati dall'esterno da parte della cordata esclusa, ovvero il tandem Msc-Lufthansa.
LE NUOVE ASSUNZIONI
Con il consorzio guidato da Certares, che comprende Delta e Air France, c'è l'intesa su tutto - dalla governance al piano industriale che prevede di assumere 1.500 dipendenti il prossimo anno, aumentando sia gli aerei (da 63 a 100) che le rotte.
Un via libera che, di là dei tatticismi pre-elettorali, era arrivato in via informale anche da fonti autorevoli del partito di Giorgia Meloni nei giorni scorsi. Gli ampi poteri concessi al Tesoro e le garanzie sul fronte occupazionale e su quello dello sviluppo industriale hanno infatti convinto Fdl e il fronte di centro destra. Che almeno in questo caso, si trovano un dossier in meno di cui occuparsi.
SENTIERO SPIANATO
Secondo quanto risulta al Messaggero, anche sul fronte finanziario il sentiero è spianato. E prevede che il Mef, una volta siglato l'accordo definitivo, il che dovrebbe accadere entro fine mese o al massimo ai primi di ottobre, ricapitalizzi la compagnia con una iniezione di liquidità di 400 milioni. Spetterà quindi a Certares versare a sua volta 650 milioni e, in una seconda fase, altri 350 milioni per avere il 50% più una azione del vettore. Alla fine dell'operazione Ita avrà una capitalizzazione di circa 1,4 miliardi e, soprattutto, farà parte di un network solido insieme alla prima compagnia del mondo, Delta (che entro breve rileverà il 10% di Ita), e Air France. Insomma, sarà messa in sicurezza come indicato dal Dpcm voluto da Mario Draghi. Lo stesso presidente del Consiglio dei ministri aveva del resto assicurato di non voler lasciare il lavoro a metà. Anche i sindacati scommettono su una rapidissima sigla dell'intesa per voltare finalmente pagina.
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Il Messaggero