Isagro, Basile: "Puntiamo su Ricerca e connotazione globale"

Isagro, Basile: "Puntiamo su Ricerca e connotazione globale"
(Teleborsa) - "Siamo piccoli ma la nostra società ha una connotazione globale". Giorgio Basile, Presidente e Ad di Isagro, società da circa 150 milioni di fatturato operante a...

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(Teleborsa) - "Siamo piccoli ma la nostra società ha una connotazione globale". Giorgio Basile, Presidente e Ad di Isagro, società da circa 150 milioni di fatturato operante a livello mondiale nel mercato degli agrofarmaci di origine chimica e biologica, in occasione della STAR Conference 2019 ha illustrato i pilastri alla base della strategia del Gruppo. Tra questi vi è, innanzitutto, la Ricerca che, come per le grandi società, "si fonda sulla scoperta di nuove molecole e principi attivi" a basso impatto ambientale.



Isagro, società operante negli agrofarmaci di origine chimica e biologica da circa 150 milioni di fatturato: che dimensioni ha questo mercato a livello globale? E dove distribuite i vostri prodotti?


A livello mondiale è un mercato da 56/57 miliardi di dollari di fatturato quindi facendo una divisione si capisce che siamo intorno allo 0,3% del mercato. Siamo decisamente piccoli, però, operiamo su scala globale in un'ottantina di paesi nel mondo. Ma non è tanto questo, la caratteristica di globale è, infatti, principalmente associata a un modello che parte, come per le grandi "globalissime", dalla scoperta di nuovi principi attivi. Noi, infatti, partiamo dalla ricerca del nuovo principio attivo e questo è frutto della cultura di cui siamo eredi che è la cultura Montedison.



A questo proposito è importante la vostra politica di investimenti in Ricerca e Sviluppo. A quanto ammontano?

Investiamo circa il 10% del fatturato. Tuttavia, pur avendo, storicamente, sempre fatto Ricerca e Sviluppo, ora abbiamo deciso di aggiustare il nostro modello di business. Questo perché siamo giunti alla conclusione che per noi sia preferibile puntare maggiormente sulla Ricerca e sulla scoperta mentre lo Sviluppo, che ormai richiede cifre intorno ai 200milioni di euro, è diventato qualcosa non più a nostra dimensione.

L'attenzione dei consumatori all'ambiente e al biologico rende sempre più urgente ricorrere a soluzioni a basso impatto ambientale. In che direzione vi muovete?


Ci muoviamo, come tutto il sistema, verso il basso impatto ambientale che è una cosa giusta anche se, naturalmente, comporta l'innalzamento notevolissimo dei tempi per avere un'approvazione e la necessità di investimenti molto rilevanti per fare tutti gli studi. Ma quello che, invece, non è giusto, è confondere la severità delle richieste con l'applicazione del principio di precauzione, un principio che trovo assolutamente ascientifico e contrario al buon senso. Si tratta, purtroppo, del frutto di un'ideologia politica vigente in Europa per la quale la valutazione si basa sul mero rischio potenziale. In altre parti del mondo come gli Stati Uniti e il Sud America viene seguito il principio del risk assessment e risk management, concetti, quelli sì, concreti e seri. Detto questo, a livello mondiale, certamente la componente delle Biosolutions sui prodotti di origine vegetale sta avendo un tasso di sviluppo più alto però deve essere chiaro che può solamente integrare e non sostituire la chimica.


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Il Messaggero