Investimenti, torna l’obbligazione: più spazio all’Unione

Estratto dall’analisi di Ryan Staszewski (Columbia Threadneedle)

Ryan Staszewski, portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments
Dopo un 2022 doloroso tornano rendimenti che non si vedevano da quasi 10 anni per il reddito fisso, finalmente capaci di essere più competitivi anche con i dividendi del...

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Dopo un 2022 doloroso tornano rendimenti che non si vedevano da quasi 10 anni per il reddito fisso, finalmente capaci di essere più competitivi anche con i dividendi del mercato azionario.

Ecco perché secondo l’analisi di Ryan Staszewski, portfolio manager e gestore del fondo Threadneedle (Lux) European Strategic Bond di Columbia Threadneedle Investments, ora i bond rappresentano un valore per chi desidera un approccio equilibrato e diversificato agli investimenti. Nel breve periodo, avverte l’esperto, la traiettoria dell’inflazione continuerà a impattare le scelte di investimento e le condizione macroeconomiche porteranno a una grande dispersione dei rendimenti. Di qui la necessità di un approccio “attivo” capace di sfruttare le opportunità di sovraperformance sul campo, dosando a dovere il rischio. In particolare, spiega Staszewski, «la strategia del nostro fondo Threadneedle European Strategic Bond si focalizza sul mercato del reddito fisso europeo, investendo in titoli di Stato, Investment Grade (con rating di qualità medio-alta) e High Yield (ad alto rendimento), con una quota minoritaria (massimo 15%) di Mercati Emergenti. Una soluzione “all-in-one” che tenga conto di incertezza e rischio recessione.

L’OMBRA DELLA RECESSIONE

 «Al momento guardiamo con interesse l’investment grade europeo, scambiato a buon mercato rispetto alle obbligazioni denominate in dollari», sottolinea l’esperto. Inoltre, gli spread di credito investment grade, ampiamente tornati in linea con le medie di lungo periodo e scambiati a livelli ragionevoli, «offrono a oggi un’adeguata compensazione agli investitori sulla base della nostra ipotesi di base, con traiettoria dell’inflazione più bassa e una potenziale recessione di lieve entità». Dall’altra parte, «restiamo più cauti sull’high yield, che in Europa ha sovraperformato l’investment grade ed è più vulnerabile all’effetto dell’aumento dei tassi e di un contesto recessivo». Rispetto al mercato Usa, «siamo, invece, moderatamente costruttivi sulla “duration” (l’indicazione su quanto potrebbe diminuire il valore del titolo al crescere dei tassi d’interesse), in particolare sulle valutazioni dei Treasury Usa». Gli Stati Uniti dovrebbero infatti aver superato la fase di aumento dell’inflazione ed essere vicini alla fine del ciclo di rialzo. Da ultimo, in una prospettiva di medio termine, gli spread dei mercati emergenti si posizionano nella media. Ma ci sono buoni motivi per essere ugualmente costruttivi. La riapertura della Cina post Covid dovrebbe infatti favorire i mercati emergenti.

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Il Messaggero