Inps, il Tfr in busta paga da maggio

Inps, il Tfr in busta paga da maggio
LA CIRCOLAREROMA I lavoratori che presentano la domanda per avere il Tfr in busta paga entro aprile troveranno la quota maturanda (la cosiddetta Quir) nella retribuzione di...

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LA CIRCOLARE
ROMA I lavoratori che presentano la domanda per avere il Tfr in busta paga entro aprile troveranno la quota maturanda (la cosiddetta Quir) nella retribuzione di maggio se sono dipendenti di un'impresa con più di 50 dipendenti o di un'impresa più piccola che non faccia ricorso al Finanziamento assistito da garanzia. I lavoratori dipendenti di aziende che fanno richiesta del Finanziamento di garanzia avranno la quota di Tfr in busta paga a partire da agosto. Lo precisa l'Inps in una circolare spiegando che non potranno essere invece anticipati i trattamenti di marzo e di aprile. L'Inps spiega che il Tfr potrà essere anticipato «a partire dalla busta paga del mese successivo a quello di presentazione dell'istanza, per i dipendenti da datori di lavoro che non ricorrono al Finanziamento».

La scelta, possibile per i lavoratori dipendenti del settore privato con un'anzianità aziendale di almeno sei mesi con esclusione di quelli domestici e agricoli, è irrevocabile fino al 30 giugno 2018. L'erogazione del Tfr sarà possibile invece a partire dalla busta paga del quarto mese successivo a quello di presentazione dell'istanza, per i dipendenti da datori di lavoro che ricorrono al Finanziamento assistito da garanzia. Intanto secondo l'Inca della Cgil, le prospettive future per il secondo pilastro della previdenza, quella complementare, non si annunciano rosee. A sostenerlo è il patronato nella ricerca «Fondi pensione negoziali: un'opportunità da cogliere», presentata ieri in occasione dell'iniziativa organizzata a Roma dedicata al tema «La previdenza complementare: a più di 20 anni dall'avvio quali prospettive per il suo futuro?».

Per l'Inca, a influire negativamente sulle prospettive di sviluppo delle adesioni ai Fondi pensione sarebbe anche «la scelta del governo di consentire a ciascun lavoratore di incassare per tre anni in busta paga l'accantonamento futuro del Tfr, che, ancora oggi, rappresenta la principale voce di contribuzione ai Fondi».
R. Ec.
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Il Messaggero