Ilva, Di Maio: «Nessun passo avanti, ArcelorMittal batta un colpo»

Ilva, Di Maio: «Nessun passo avanti, ArcelorMittal batta un colpo»
La storia dell'Ilva somiglia sempre più a una catena di continui 'stop and go' e questo è il momento dell'ennesima frenata. Il tentativo di...

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La storia dell'Ilva somiglia sempre più a una catena di continui 'stop and go' e questo è il momento dell'ennesima frenata. Il tentativo di ripartenza fatto al Mise è fallito davanti alle posizioni immutate e distanti di azienda acquirente - che considera comunque l'incontro odierno «positivo per il dialogo tra le parti» - e sindacati. Il piano occupazionale prevede che i lavoratori riassunti da ArcelorMittal siano 10.000 (contro gli attuali 13.500 dell'amministrazione straordinaria), ma i metalmeccanici non ci stanno e continuano a chiedere piena occupazione e diritti.


Il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, è con loro. Ammette che nella riunione non sono stati fatti passi avanti, auspica di poterne convocare un'altra in settimana e avverte: «non lo farò se non ci sono da parte dell'azienda segnali di miglioramento. È chiaro che questo piano non può soddisfare le nostre esigenze». Per provare a rimettere in moto il dialogo fra le parti, l'azienda «batta un colpo e cominci a dire se si sposta dai numeri concordati con l'ex ministro Calenda. Forse, allora, possiamo cominciare a ridiscutere», conferma il ministro che poi aggiorna sulla situazione parallela - quella della regolarità della procedura di cessione dell' Ilva ad ArcelorMittal - e annuncia: «domattina o al massimo nel pomeriggio manderemo all'Avvocatura dello Stato la richiesta di parere» sull'eventuale annullamento in autotutela della gara. I tempi, anche su questo fronte, sono molto stretti.

L'auspicio di Di Maio è che dall'Avvocatura arrivi una risposta ai dubbi sollevati dall'Anac «prima di ferragosto», così il Mise avrà a disposizione un'altra decina di giorni per poter a sua volta esprimersi entro il 24 agosto, data termine per la procedura amministrativa di verifica della gara. Al di là dei tempi, le incertezze riguardano anche il merito di quello che verrà deciso. Se l'Avvocatura dirà che la gara è irregolare, infatti, «non è detto che ci siano i presupposti per annullare il contratto con ArcelorMittal - ha avvertito Di Maio - perché a quel punto l'azienda potrebbe ricorrere al Tar e ottenere una vittoria».


La vicenda è quindi sempre più complessa e la colpa, per l'attuale ministro, è tutta di chi l'ha preceduto. Richiamato in causa, Carlo Calenda però non ci sta. Rivendica di aver trovato l'investitore, invita Di Maio a lavorare e lo accusa di aver già causato un costo di 70 milioni (quelli che in due mesi e mezzo di ulteriore amministrazione straordinaria - prorogata fino al 15 settembre - l' Ilva sta bruciando). Dal canto loro, i sindacati fanno blocco unico e sull'occupazione non indietreggiano. Se per la Fiom Cgil anche un solo licenziamento «è impensabile», la Fim Cisl reputa «inaccettabile» la posizione di ArcelorMittal e la Uilm invita a tornare al tavolo della trattativa «al più presto». Non disposta a trattare sulle basi attuali è l'Usb che insiste sull'impegno diretto dello Stato nella società.
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Il Messaggero