Ilva, i sindacati puntano i piedi: Mittal faccia marcia indietro su esuberi e contratti, o non ci sarà trattativa

Ilva, i sindacati puntano i piedi: Mittal faccia marcia indietro su esuberi e contratti, o non ci sarà trattativa
La questione Ilva torna in Parlamento. In attesa che  la nuova gestione del gruppo siderurgico, la cordata AmInvestco Italy capitanata dal colosso dell'acciaio...

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La questione Ilva torna in Parlamento. In attesa che  la nuova gestione del gruppo siderurgico, la cordata AmInvestco Italy capitanata dal colosso dell'acciaio ArceloMittal, risponda alla richiesta del ministro Carlo Calenda di rivedere le sue intenzioni sulla questione organico e in particolare sull'annunciato taglio dei salari, oggi sono partite le audizioni dei sindacati in commissione Industria al Senato e da giovedì sarà la volta della Camera. 


Per i rappresentanti dei lavoratori, comunque, c'è poco da attendere: il tavolo di trattativa (che il ministro ha sospeso in attesa appunto dei chiarimenti di Am Investco) non può iniziare se la nuova gestione non fa marcia indietro sugli annunciati tagli (oltre 4.000, e per gli assunti azzeramento delle attuali condizioni salariali con perdita di scatti di anzianità e altre tutele). In base al bando di gara  l'accordo con i sindacati è un passaggio fondamentale per completare la procedura di vendita.
«Bisogna rispettare l'accordo con il governo  che contemplava il rispetto delle condizioni salariali e contrattuali dei lavoratori. Solo così il negoziato sull'Ilva potrà ripartire» dice Marco Bentivogli, leader Fim-Cisl. Per Francesca Re David, segretario generale Fiom-Cgil, Arcelor Mittal deve ritirare la procedura ex art.47 (in pratica la famosa lettera): «La trattativa  deve ripartire, ma a patto che il contenuto di quella lettera sia ritirato. Noi non mettiamo in discussione la proprietà ma vogliamo poter mettere in discussione il piano a luci accese. E invece come sindacati siamo stati tenuti in una condizione di buio. Non conosciamo niente del piano industriale. Abbiamo ricevuto da ArcelorMittal solo delle slide sul piano». Re David lamenta anche di non conoscere «l'accordo fra ArcelorMittal e il Governo, non conosciamo l'impatto sanitario e ambientale del piano. L'idea che ci siamo fatti dalla comunicazione ex art.47 ricevuta venerdì 6 ottobre, è che si pensa a una ristrutturazione dell' Ilva e non a un rilancio». 


A chiedere un «confronto vero sul piano industriale» e il ritiro della procedura avviata ex art. 47, anche la Uilm. Detto ciò il leader dei metalmeccanici Uil, Rocco Palombella, si augura che il tavolo possa essere recuperato. «Siamo consapevoli che l'accordo dei sindacati  per la cessione degli asset è vincolante, ma siamo anche consapevoli che il mancato accordo potrebbe essere un disastro per l'Ilva» aggiunge. Intanto negli stabilimenti continuano le agitazioni e le assemblee. E giovedì a Novi Ligure i sindacati hanno proclamato altre otto ore di sciopero e manifestazioni di piazza.  
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Il Messaggero