Sul progetto del Pin unico, il sistema di indentificazione elettronica che permetterà a ogni cittadino di avere un’unica password per tutti i servizi della Pubblica...
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Si tratta di Telecom Italia, Infocert e Poste. Proprio la presenza della società guidata da Francesco Caio, uno degli artefici dello «Spid», nato quando l’attuale numero uno di Poste rivestiva i panni di Mr Agenda digitale, dovrebbero essere una garanzia quanto meno di forte impegno sulla diffusione dello strumento. Poste, per esempio, potrebbe utilizzare, ed è probabile che lo faccia, non solo la sua rete di sportelli per distribuire i Pin, ma anche i postini che potrebbero operare a domicilio. Per incentivare i cittadini a dotarsi dello «Spid», per i primi due anni il servizio sarà gratuito. Solo dal terzo anno si potrebbe essere chiamati a pagare una tariffa, ma questo dipenderà anche dalle politiche commerciali che decideranno i distributori. Il secondo elemento fondamentale per il successo dell’iniziativa, sarà l’utilizzo che si potrà fare del Pin unico. Più saranno i servizi ai quali darà accesso, maggiore sarà l’incentivo dei cittadini ad usarlo. Per il momento sono disponibili circa 300 servizi online forniti da amministrazioni pubbliche come l’Inps, l’Inail, l’Agenzia delle Entrate, oltre a sei Regioni (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Liguria, Marche, Friuli Venezia Giulia) e il Comune di Firenze. Un primo gruppo di enti che dovrebbe fare da apripista, almeno nelle intenzioni del governo, ad un’operazione che dovrebbe portare online tutti i servizi della Pa nel giro di 24 mesi (entro la fine del 2017). Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero