ROMA «Non esiste il portafoglio dei tempi di guerra». E se lo dice Gianluca Verzelli, un esperto di gestioni e investimenti che ora vede i mercati...
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Titoli sovrani
Guardare di più a Germania e Usa
«Keep calm and carry on». In momenti di tale incertezza meglio rimanere un po’ alla finestra per Tommaso Federici, responsabile gestioni di Banca Ifigest, che però mantiene un cauto ottimismo. «Non siamo certo tornati al 2011: c’è la crescita, le riforme, un debito italiano per il 68% in mani italiane e oltre il 10% in Bce». Inoltre, con l’incarico a Carlo Cottarelli, «le cattive notizie potrebbero essere alle spalle». Dunque, meglio «attendere» e puntare molto selettivamente su qualche titolo azionario che ha perso di più. Quanto ai titoli di Stato, «meglio il Treasury Usa». Ma anche il Bund tedesco, sempre considerato un approdo sicuro.
Azioni
Promessa tech in America
Nei momenti di caos, più che mai, «si conferma l’importanza di un’adeguata diversificazione», spiega Marco Bolzoni senior portfolio manager di Credit Suisse. Una rotta da seguirenella scelta degli strumenti, ma anche di settori, aree geografiche e asset class». Per esempio, precisa Bolzoni, «ci possono essere settori e geografie come Usa e tecnologia che ad oggi non sono toccati dal rischio Italia». Più in generale, però, l’approccio della diversificazione va seguito per l’intero patrimonio, non soltanto per il portafoglio». Il riferimento è anche alla dose di investimenti nel settore immobiliare ancora oggi considerato dagli italiani un porto sicuro.
Fondi
Bilanciare con i Pir
«Nell’approccio di grande diversificazione da noi suggerito, gli investimenti globali e multi-asset rispondono a questi requisiti», dice Mauro Castiglioni, managing director di DWS, head of asset management Italy. Come dosare pesi e contrappesi sull’Italia? «Nell’attuale momento di volatilità, occorre mantenere ancor di più una visione coerente con i propri obiettivi e per questo anche gli investimenti locali, come ad esempio i fondi Pir, hanno sempre una giusta allocazione all’interno del portafoglio dei risparmiatori». A fine anno la raccolta dei fondi Pir potrebbe spingersi a 8,8 miliardi a fine 2018, contro quella di 10,9 miliardi dell’anno scorso.
Valute
Un occhio a franchi e yen
Una buona diversificazione valutaria «può aiutare soprattutto attraverso monete rifugio come franco svizzero o yen giapponese», spiega Fabrizio Santin, portfolio manager di Pictet Asset Management. E l’azionario? Gli indici Usa «sono più al riparo rispetto agli indici europei». Mentre guardando all’Italia, il settore bancario è «quello le cui sorte sono maggiormente legate al Btp», che rimane a sua volta legato all’appuntamento elettorale, ma « potrebbe rappresentare un’occasione in caso di stabilizzazione della correzione». Mentre «il comparto delle utilities e il settore energia sono maggiormente al riparo anche grazie alla dinamiche positive dei prezzi delle materie prime».
Liquidità
La dose giusta in conto deposito
«Fasi confuse come quella attuale presentano rischi e opportunità». Tuttavia, sottolinea Massimo Saitta, direttore investimenti di Intermonte Advisory e Gestione, «bisogna fare i conti con la propria propensione al rischio: più è elevata prima si possono cercare opportunità». Più in generale di fronte a tanta incertezza, «è sempre meglio aumentare la quota di liquidità, riducendo la volatilità del portafoglio in attesa che si rassereni il clima». Francesco Castelli responsabile Fixed Income di Banor Capital, da parte sua, già da tempo di fronte a una sopravvalutazione diffusa sui mercati, ha puntato su una maggiore di liquidità». Anche il conto corrente o il conto deposito possono rivelarsi utili per i risparmiatori in attesa di tempi migliori.
Materie prime
Oro e dintorni con prudenza
L’oro è da sempre un bene rifugio. Ma neanche di fronte alle tensioni geopolitiche, ben più serie del caso Italia, il metallo giallo ha fatto grandi salti, sottolineano gli esperti. Rimane, però, uno strumento di copertura dal rischio. «In un contesto di crescita, inflazione contenuta e ricalibrazione delle politiche monetarie», dice Monica Defend Head of Strategy & Deputy Head of Research di Amundi, «abbiamo privilegiato il valore relativo degli asset». Pur continuando a preferire le attività rischiose (azioni e credito IG rispetto alle obbligazioni governative) da inizio anno abbiamo ridotto l’esposizione al rischio gestendo la “duration“ (la media delle scadenze), al momento corta, e selezionando i rischi da coprire (con oro, petrolio e, ove possibile, con derivati)» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero