Green pass, Lamorgese: titolari locali non possono chiedere documenti

Green pass, Lamorgese: titolari locali non possono chiedere documenti
(Teleborsa) - lnterviene il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese a fare chiarezza sullo spinoso tema dei controlli: "I titolari dei locali non possono chiedere i documenti, ma...

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(Teleborsa) - lnterviene il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese a fare chiarezza sullo spinoso tema dei controlli: "I titolari dei locali non possono chiedere i documenti, ma i controlli spettano a loro".




Queste le parole del ministro a Torino rispondendo ai giornalisti che la incalzavano in particolare sulla proteste dei No green Pass: "Il rispetto delle regole è importante", ha ribadito Lamorgese che non ha escluso "controlli a campione nei locali insieme alla polizia amministrativa".

Ha però ribadito che saranno i titolari a dover provvedere, anche se "non potranno chiedere la carta d'identità ai clienti".

Massima allerta
mentre si moltiplicano le truffe ai danni dei "furbetti" che sprovvisti di certificato verde, le tentano tutte per aggirare l'"ostacolo". Proprio nelle scorse ore, la Polizia di Stato ha eseguito una vasta operazione, denominata "Fake Pass", di contrasto al commercio online di falsi Green pass Covid-19. Gli utenti - spiega un comunicato - venivano attratti con messaggi come questo: "ciao, ti spiego brevemente come funziona: attraverso i dati che ci fornisci (nome e cognome, residenza, codice fiscale e data di nascita) una dottoressa nostra collaboratrice compila un certificato vaccinale e (quindi sì, risulti realmente vaccinato per lo Stato) e da lì il Green pass".

Gli investigatori del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni di Roma, Milano e Bari, con il coordinamento delle procure della Repubblica presso i tribunali di Roma, Milano e dei minorenni di Bari, hanno eseguito perquisizioni e sequestri nei confronti degli amministratori di 32 canali Telegram responsabili della vendita di Green pass falsi.

Migliaia gli utenti iscritti ai canali di note piattaforme di comunicazione dove veniva proposta, con garanzia assoluta di anonimato, la vendita dei green pass falsi, da pagare in criptovaluta o buoni acquisto per lo shopping on-line, ad un prezzo compreso tra i 150 ed i 500 euro.





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Il Messaggero