Giustizia tributaria, il nodo dei magistrati. E arriva la petizione su Change.org

La Corte di Cassazione
Il governo lavora alla riforma tributaria. Ma la commissione di esperti, guidata da Giacinto della Cananea, incaricata di riscrivere le regole, ha dovutpo prendere atto di una...

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Il governo lavora alla riforma tributaria. Ma la commissione di esperti, guidata da Giacinto della Cananea, incaricata di riscrivere le regole, ha dovutpo prendere atto di una spaccatura tra gli stessi esperti sul punto più delicato della questione: la natura e il ruolo dei magistrati tributari.

Oggi i giudici tributari sono soprattutto magistrati “onorari”. Sono persone cioè, che nella vita fanno altro: professori, avvocati, commercialisti, prestati alla funzione di giudice nelle cause tra contribuenti e Fisco. Poi c’è una componente di “togati”. Magistrati ordinari dati in prestito alla giustizia tributaria. Che, però, è materia molto complessa. Questo stato di cose ha portato, nel tempo, a una sorta di cortocircuito. Moltissime sentenze finiscono in Cassazione per il giudizio di legittimità. Ad oggi ce ne sono pendenti oltre 50 mila. E la metà delle volte i giudici supremi le cassano sollevando dubbi sulla qualità delle sentenze stesse.

La commissione incaricata di scrivere la riforma guidata da Giacinto della Cananea, si è convinta che i giudici tributari debbano essere sicuramente giudici «a tempo pieno». E che debbano essere giudici con una elevata specializzazione, ossia conoscenza della materia. Ma su come arrivare a questo risultato, come detto, la stessa commissione si è spaccata. I “conservatori”, partito al quale si possono iscrivere il primo presidente della Corte dei cassazione e le associazioni dei magistrati, vorrebbero che i giudici tributari rimanessero “onorari”. In secondo grado potrebbero subentrare dei giudici togati a tempo pieno “prestati” per un massimo di sei anni dalle altre magistrature (amministrativa, contabile, militare).

La seconda interpretazione, quella dei “riformisti”, condivisa dagli esperti consultati dalla Commissione (in particolare, dal presidente emerito della Corte costituzionale, Franco Gallo) e dai rappresentanti degli enti pubblici e delle associazioni di professionisti e di studiosi intervenute nelle audizioni, è diversa. Non ritiene che le disposizioni costituzionali, alla luce delle pronunce della Corte costituzionale, comportino l’impossibilità d’ogni modificazione nella configurazione e nel funzionamento delle commissioni tributarie. Dunque ci sarebbe la possibilità d’istituire una magistratura tributaria assunta per concorso.

Sulla riforma della giustizia tributaria è stata lanciata da Cambiamo la giustizia tributaria, una petizione su change.org. Solo mediante la nomina per concorso, di giudici tributari professionali, spiega il testo della petizione, è  possibile assicurare la qualità della decisioni in materia tributaria, nell’interesse dei contribuenti ma anche dell’erario.

Con la petizione,insomma, si legge ancora, si chiede dunque che il Governo, in linea con la propria anima riformatrice, intraprenda scelte strutturali, coraggiose e non si limiti invece a interventi temporanei, di contorno, parziali e poco rispondenti alle effettive necessità di Giustizia invocate da anni da tutti gli operatori del settore, ivi compresa la stessa Amministrazione Finanziaria.

 

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Il Messaggero