Germania, industria ancora in arretramento

Germania, industria ancora in arretramento
La produzione industriale in Germania è diminuita a settembre dello 0,6% rispetto ad agosto, registrando un risultato peggiore rispetto alle attese degli analisti (-0,4%)....

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La produzione industriale in Germania è diminuita a settembre dello 0,6% rispetto ad agosto, registrando un risultato peggiore rispetto alle attese degli analisti (-0,4%). Su base annua la contrazione è stata del 4,3%, in questo caso leggermente migliore, riporta l'agenzia Bloomberg, delle stime degli analisti, che indicavano una diminuzione del 4,4%. 


L'economia europea continua dunque a rallentare, le stime di crescita della Germania subiscono un altro taglio, e non si vede ancora la luce in fondo al tunnel. Ormai, con le nuove previsioni economiche d'autunno, Bruxelles non si aspetta più una «ripresa significativa» entro i prossimi due anni, e per questo rilancia l'appello ai Governi perché rafforzino le proprie economie. Chi ha spazio spenda, chi ha debiti elevati sia prudente: il messaggio resta quello degli ultimi mesi, anche se sembra muoversi qualcosa di più. Dalla Francia, Emmanuel Macron parla del Patto di Stabilità e critica la regola del 3% in un mondo che ha bisogno di stimoli per ripartire.

«La strada che abbiamo davanti è in salita. Bisogna intensificare gli sforzi per aumentare la resilienza delle
nostre economie e della zona Euro», avverte il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. «Mario Draghi ha ragione, la sola politica monetaria non può portare avanti la situazione quando l'economia si indebolisce», spiega, per cui è tempo che i Governi agiscano. C'è chi, come la Germania, deve spendere e fare investimenti, e chi come l'Italia deve riportare il suo debito su una traiettoria discendete. Perché «l'incertezza è alta», a causa della Brexit e dei rischi derivati dalle tensioni commerciali che si sono puntualmente avverati. A causa di tutto questo, l'Ue è entrata «in un periodo protratto di crescita sommessa e bassa inflazione».

La scommessa, nelle prossime settimane, sarà vedere se l'Eurozona reagirà alle nuove previsioni cambiando il suo
orientamento di bilancio, che da neutro potrebbe diventare leggermente espansivo. Sarebbe un cambio di paradigma totale, a cui probabilmente molti Pesi non sono ancora pronti. Anche se qualcosa sembra muoversi. Il presidente francese Macron, in un'intervista all'Economist, si è spinto oltre l'attuale dibattito sulla necessità di riformare il Patto di Stabilità. E ha definito un «dibattito di un altro secolo» la regola che impone agli Stati membri di avere un rapporto deficit/Pil sotto il 3%. «Abbiamo bisogno di maggiore espansionismo, maggiore investimento», ha detto il presidente. Un altro segnale che qualcosa sta cambiando è il rilancio del dibattito sul completamento dell'Unione bancaria, avviato dal tedesco Scholz.

Per il ministro Roberto Gualtieri, però, bisogna fare attenzione: per Berlino il prezzo da pagare per avere la
garanzia comune sui depositi è modificare il trattamento prudenziale dei titoli di Stato, oggi risk-free. Cosa a cui

l'Italia si oppone con fermezza.   

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Il Messaggero