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Il piano d’emergenza Ue sulla riduzione dei consumi di gas approvato dai ministri dell’Energia dei Ventisette non riesce a tenere a bada il prezzo del metano, infiammato dai nuovi tagli delle forniture decisi dalla Russia ed effettivi da questa mattina. Ieri, poco dopo l’annuncio del via libera alla strategia europea, sulla piattaforma di riferimento Ttf di Amsterdam il gas ha sfondato i 200 euro al megawattora, tornando ai livelli preoccupanti delle prime settimane di guerra in Ucraina. Bruxelles, però, tira dritto e saluta l’accordo trovato alla riunione straordinaria del Consiglio Energia come «un’intesa storica» (parola della presidenza di turno ceca) che getta le basi «per la nostra solidarietà di fronti ai ricatti energetici di Putin» (così la presidente della Commissione Ursula von der Leyen).
Gas, UE verso accordo su Piano emergenza: più deroghe ma resta target -15%
I punti
Rimane il target del 15% per la contrazione, su base volontaria, della domanda di gas tra agosto e marzo (tarata, di norma, sulla media ponderata degli ultimi cinque anni di consumi), come nella proposta della Commissione su cui si era aperto il fuoco amico dei governi preoccupati dalla tagliola di una quota uguale per tutti. A diluirlo ci pensa una raffica di deroghe che vuole tenere conto delle specificità nazionali, ad esempio la presenza di industrie critiche (dall’acciaio al vetro). Come le eccezioni che interesseranno l’Italia, anticipate dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani a margine dell’incontro e che sostanzialmente - se si verificheranno una serie di condizioni - dimezzeranno, portandoli al 7%, il livello dei risparmi di gas per il nostro Paese, di fatto facendoli attestare in linea con quanto già previsto dal governo a maggio. La riduzione dei consumi potrà infatti essere pari al 7% anziché al 15% per gli Stati con poche o medie interconnessioni con il resto della rete europea, ma che hanno fino a quel momento mantenuto l’impegno per portare il metano verso i vicini. Ipotesi che si può applicare all’Italia, spiegano a Bruxelles, e pure alla Spagna e al suo enorme potenziale in termini di rigassificazione di Gnl.
Le eccezioni
Messo da parte il menu fisso, i dettagli del piano Ue continuano “à la carte”.
I poteri
I Ventisette hanno poi strappato alla Commissione i “pieni poteri” che questa s’era attribuita nella proclamazione dello stato d’allerta, passaggio chiave che trasforma la riduzione dei consumi in un obbligo giuridico per le capitali: per richiederlo servirà l’istanza di cinque Paesi, e un voto a maggioranza qualificata nel Consiglio per attivarlo. Nella fase volontaria, per i Paesi che non dovessero uniformarsi alla strategia Ue nei prossimi otto mesi non sono previste sanzioni, ma un attento monitoraggio del rispetto dei target. Occhi puntati in questo caso sulla solita Ungheria, unica a votare ieri contro il piano Ue. Se applicate tutte a regime, le deroghe depotenziano la portata dei risparmi quantificati appena una settimana fa dall’esecutivo Ue: non più 45 miliardi di metri cubi di gas, ma circa 30. Comunque sufficienti - evidenziano a Bruxelles - per affrontare un inverno mite. Se i freddi saranno più rigidi, però, toccherà stringere di più la cinghia. Ne è convinto pure il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia Fatih Birol, che alla tv tedesca Zdf ha invocato «provvedimenti ancora più seri», puntando a un risparmio del 20%.
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Il Messaggero