Quello appena concluso è stato un week end di trattative intense sulla fusione fra Fca e Renault. Secondo indiscrezioni dell'agenzia Reuters rimbalzate fra Torino e...
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DETTAGLI DA DEFINIRE
Nessuno dei tre protagonsti della trattativa, ovvero Fca, Renault e ministero dell'Economia francese, ha voluto commentare le indiscrezioni della Reuters. Fonti attendibili, però, sottolineano che tutti e quattro i nuovi dettagli della bozza d'accordo non sono definitivi e che potrebbero cambiare nelle prossime ore in vista dell'intesa.
Intesa che ora sembra ad un passo dall'ufficializzazione. Domani infatti è prevista la riunione del consiglio di amministrazione della Renault convocato proprio per dare una risposta definitiva all'offerta formulata da Fca una settimana fa.
Gli aggiustamenti di tiro sulla fusione non sorprendono a causa della sua portata e degli interessi in gioco. Il solo annuncio dell'operazione ha creato scompiglio in tutto il mondo dell'auto e non solo perché potrebbe dare vita (con 8,7 milioni di vetture prodotte) al terzo costruttore mondiale se coinvolgesse solo Fca e Renault o addirittura al primo se nella partita entrasse anche la Nissan-Mitsubishi, il cui primo azionista è Renault con il 43,4% delle quote.
In Francia ha fatto scalpore la scoperta del maggior valore di Borsa di Fca rispetto a Renault che nei suoi 15 miliardi di valutazione ne incorpora circa 11 derivanti dalla partecipazione in Nissan. Peugeot, l'altro gigante transalpino dell'auto, che all'inizio del 2019 aveva avuto abboccamenti con Torino, ha diffuso una velenosissima nota nella quale si faceva capire che Renault veniva ceduta per un pugno di lenticchie. Di qui la priorità per i francesi di evitare non solo di essere ma anche di sembrare il partner più debole della fusione.
Anche in Germania la fusione è seguita con attenzione. L'autorevole giornale economico Handelsblatt ha parlato di un attacco alla Volkswagen, che controlla quasi il 25% del mercato europeo dell'auto e che si vedrebbe affiancare da un concorrente con quote continentali superiori al 20%, fra l'11 di Renault, il 7 di Fca e il 3 di Nissan.
Se il nuovo gigante dell'auto nascesse potrebbe contare inoltre sul 20% del mercato Usa, il 6% di quello cinese, il più grande del mondo, e la leadership in Sud-America dove Fca già compete con GM per la prima posizione.
In questo contesto l'industria dell'auto italiana (che occupa 250.000 persone con la componentistica e assembla quasi 1 milione di veicoli l'anno) potrebbe trovare nella fusione i massicci capitali necessari al rilancio di marchi di prestigio come Alfa Romeo e Maserati, una partecipazione alla filiera del motore elettrico e nuovi sbocchi di mercato. Sempre che l'operazione sia davvero alla pari fra i partners e sia gestita con la maestria che ha determinato il successo della fusione fra Fiat e Chrysler.
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Il Messaggero