(Teleborsa) - Sbloccare le opere porterebbe alla creazione di 400mila posti di lavoro e sarebbe la leva per far ripartire il Paese, altrimenti il rischio di una manovra bis...
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"Abbiamo aperto una serie di tavoli di confronti con il governo e al momento non se ne vedono i frutti, in particolare per lo sblocco delle infrastrutture", ricorda il segretario generale della Cisl che insiste sulla "centralità delle grandi e medie opere di cui il Paese ha bisogno", quelle per collegare il Sud con il Nord e quelle per collegare l'Italia al resto d'Europa. "Basterebbe sbloccare le opere per avere circa 400mila occupati in più. Bisogna uscire dal pregiudizio ed entrare nella logica di far crescere e ripartire il Paese", ha spiegato Furlan.
La ripresa diventa ancora più importanti perché "il rischio di una manovra bis è concreto. Nella prossima finanziaria avremo bisogno di recuperare le risorse che non arrivano da crescita e sviluppo: parliamo di 10-15 miliardi solo per bloccare l'aumento dell'IVA. L'unica soluzione è far ripartire lo sviluppo", insiste Furlan.
"Oggi con la crescita a zero, l'aumento del disavanzo e dello spread e un calo negli investimenti e della produzione industriale, il governo deve cambiare completamente la linea economica".
Anche sul tema della tassazione sul lavoro, secondo Furlan, non si sono visti grandi cambiamenti. "Il lavoro è troppo tassato nel nostro Paese, le buste paga e le pensioni sono tartassati dal fisco: c'è bisogno di una riforma fiscale degna di questo nome che deve prima di tutto irrobustire buste paga e pensioni".
Diverso invece il discorso sul reddito cittadinanza che per Furlan "vuole essere una risposta alla povertà in un Paese che ha 5 milioni di poveri" ma che, pur essendo "una buona cosa", non è ancora chiaro come possa diventare "una leva a favore del lavoro". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero