(Teleborsa) - Dopo sei anni il maxi-processo Fonsai è tutto da rifare. La Corte d'Appello di Torino ha dichiarato, infatti, la propria incompetenza territoriale per la vicenda e...
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A sollevare la questione dell'incompetenza territoriale era stato il legale di Fonsai, l'avvocato Ermenegildo Costabile e la Corte d'Appello di Torino gli ha dato ragione. Se è vero che la sede della compagnia si trovava a Torino, per i giudici torinesi è da Milano che sarebbero partite le presunte false comunicazioni al mercato relative al progetto di bilancio del 2010 della compagnia assicurativa Fondiaria Sai – all'epoca controllata dalla famiglia Ligresti tramite la holding Premafin – che poi sarebbero state pubblicate sul Nis, la piattaforma di Borsa Italiana, dando vita al presunto aggiotaggio. Dunque l'aggiotaggio informativo, se accertato, era da considerarsi consumato a Milano dove si trova la Borsa.
Secondo le indagini della Guardia di Finanza, gli imputati avrebbero ridotto le riserve di bilancio, rassicurando però i soci sulla buona salute di Fonsai. Ma la loro gestione avrebbe poi portato a un buco in bilancio di 800 milioni nei conti della compagnia assicurativa, che poi venne ceduta alla bolognese Unipol.
Ora il processo dovrà ripartire da zero, a quanto pare fin dalle indagini preliminari, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Risarcimenti bloccati – A rimetterci saranno, innanzitutto, i tanti piccoli azionisti, in tutto 2.343, che si sono costituiti parte civile che si vedranno bloccare i risarcimenti. Un danno non ancora stato quantificato che, secondo le stime dei consulenti, si sarebbe potuto aggirare intorno a 256 milioni di euro dei quali, con la prescrizione ormai dietro l'angolo, gli azionisti potrebbero non vedere mai un euro.
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Il Messaggero