Il nodo nomine. Fondazioni bancarie e padri nobili

Il nodo nomine, fondazioni bancarie e padri nobili
Ci sono figure la cui statura non può essere messa ai voti, quale che sia l’istituzione che sono destinate a guidare. La loro storia professionale e il loro ruolo di...

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Ci sono figure la cui statura non può essere messa ai voti, quale che sia l’istituzione che sono destinate a guidare. La loro storia professionale e il loro ruolo di supporto alle istituzioni, sono scolpiti nelle scelte vincenti che grazie a loro hanno reso grandi quelle stesse istituzioni. A maggior ragione se si tratta di Fondazioni bancarie, il cui sostegno al territorio è tanto più solido quanto più la figura che le guida è autorevole e capace di interagire con le istituzioni nazionali. Per questo ciò che sta accadendo nei dintorni della Fondazione Crt, che il 18 maggio dovrà insediare il nuovo Consiglio di indirizzo e soprattutto nominare il nuovo presidente, merita un chiarimento onde evitare che una indecorosa fiera degli equivoci ne appanni la delicata missione.

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Si è scritto che Fabrizio Palenzona è candidato alla guida dello storico ente torinese. Ma una figura come la sua non può essere “candidata” e quindi esposta a un voto: un padre nobile, come è il caso di Giuseppe Guzzetti alla Cariplo, è al di sopra di ogni voto. E Palenzona è unanimemente considerato il padre nobile della Fondazione Crt, trascinato suo malgrado nell’arena delle indiscrezioni nell’auspicio che bastasse fare il suo nome per chiudere la partita della presidenza. Non è pensabile che chi per 25 anni è stato al fianco della Fondazione in tutti i momenti chiave, contribuendo fattivamente alla nomina di ben tre presidenti - compreso l’ultimo, Giovanni Quaglia, anch’egli uomo delle istituzioni e del territorio - debba ora affrontare un voto quando per l’ennesima volta è pronto a mettersi in gioco perché al vertice dell’ente venga indicata la figura più adatta a rappresentare tutte le espressioni del territorio, senza necessariamente essere l’”anti” di qualcuno. Il suo è un profilo che ben poche figure possono vantare, di una generosità che gli è riconosciuta dalle diverse anime in campo, e perciò capace di portare all’interno dell’ente l’armonia utile a generare equilibrio e rinnovamento. Peraltro, un voto che non fosse unanime impedirebbe di emulare e moltiplicare i successi che, grazie anche al contributo di Palenzona, hanno trasformato la Fondazione Crt in un attore protagonista in alcuni crocevia finanziari nazionali che se da una parte ne hanno irrobustito il patrimonio, dall’altra hanno esaltato la sua immagine rendendo più capillare ed efficace il sostegno al territorio. E la politica locale deve fare molta attenzione ad alterare equilibri tanto delicati. Chi ci ha provato in passato, Bruno Ermolli docet, non ha avuto molto successo.

 

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Il Messaggero