Fisco & scadenze, CGIA denuncia: ristori bruciati per saldare tasse di giugno

Fisco & scadenze, CGIA denuncia: ristori bruciati per saldare tasse di giugno
(Teleborsa) - CGIA in pressing per l'annullamento delle imminenti scadenze fiscali, in particolare quella dell'acconto IVA che grava sulle PMI, tanto da rischiare di annullare il...

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(Teleborsa) - CGIA in pressing per l'annullamento delle imminenti scadenze fiscali, in particolare quella dell'acconto IVA che grava sulle PMI, tanto da rischiare di annullare il beneficio dei due decreti Sostegni. L'associazione di Mestre, rappresentativa dell'artigianato e delle PMI, calcola in 21,4 miliardi gli aiuti arrivati alle imprese con i due decreti, a fronte di pagamenti fiscali per circa 19 miliardi in scadenza questo mese.


"Comparando questi grandi numeri, possiamo affermare, con grande amarezza, che se molti titolari d'azienda riceveranno pochi aiuti e in grave ritardo, dovranno restituirli subito al mittente, cioè allo Stato, per pagare acconti e saldi di Ires, Imu, Irpef/addizionali Irpef, Irap e diritto camerale", sottolinea la CGIA, parlando di "una grande beffa".

Il gettito fiscale di giugno - ricorda l'associazione mestrina - includerà il "contributo" fiscale di tutte quelle attività che hanno avuto perdite inferiori al 30% dle fatturato e anche le attività con fatturato annuo superiore ai 10 milioni di euro. La stima del gettito, inoltre, è stata calcolata ipotizzando che il numero delle imprese paganti sia in linea con quello registrato negli anni precedenti e sottraendo al calcolo del gettito IMU 445 milioni di euro, che corrispondono alle esenzioni introdotte dal Governo a beneficio di alcune attività duramente colpite dalle misure di confinamento (alberghi, pensioni, fiere, cinema, discoteche, teatri, etc.).

Se, verosimilmente, gli aiuti dei 2 decreti Sostegni verranno "bruciati" per onorare le scadenze fiscali del solo mese di giugno, la CGIA torna a ribadire la necessità di un azzeramento del carico fiscale per l'anno in corso, che costerebbe all'Erario 28-30 miliardi di euro. Una stima che è stata calcolata ipotizzando di consentire a tutte le attività economiche con un fatturato 2019 al di sotto del milione di euro di non versare per l'anno in corso l'Irpef, l'Ires e l'Imu sui capannoni. Le PMI ovviamente, in attesa della tanto agognata riforma fiscale, dovrebbero comunque versare le tasse locali, in modo tale da non provocare ulteriori problemi di liquidità ai Sindaci e ai Governatori.


"Con un fisco più leggero, nella seconda parte dell'anno potrebbero operare con meno ansia, meno stress e più serenità", afferma la CGIA, concludendo "abbiamo capito che, in buona parte, i soldi per realizzare questa misura non mancano: se dei 21,4 miliardi di ristori previsti in uscita, allo Stato ne tornano indietro 19 di tasse, quasi 2/3 della spesa relativa all'azzeramento delle imposte per l'anno in corso è praticamente assicurata". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero