Facebook cresce, ma non basta. L'allarme su un possibile rallentamento lanciato con la trimestrale affonda i titoli in Borsa giovedì: le azioni arrivano a perdere il...
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I problemi di Facebook mettono in evidenza anche le difficoltà dei social media a districarsi fra rispetto della privacy e libertà di parola e di informazione. E il colosso di Mark Zuckerberg ne è un chiaro esempio con lo scandalo dei dati di Cambridge Analytica, le nuove impostazioni sulla privacy e la lotta alle fake news, tutti fattori che hanno inciso sui conti pensando sulla crescita degli amici e della pubblicità.
Facebook archivia il secondo trimestre con ricavi in aumento del 42% a 13,2 miliardi di dollari, sotto le attese degli analisti, che scommettevano su 13,4 miliardi: è la prima volta dal 2015 che Facebook manca di centrare i target degli analisti. Delude anche la crescita degli utenti, saliti dell'11% a 1,47 miliardi di 'amicì al giorno, meno delle attese del mercato che prevedeva un aumento del 13% a 1,48 miliardi. L'utile netto si è attestato a 5,1 miliardi di dollari, o 1,74 dollari per azione, leggermente sopra gli 1,72 dollari attesi dagli analisti.
I dati deludenti hanno subito appesantito il titolo di Facebook in Borsa, dove nelle contrattazioni after hours mercoledì sera dopo la diffusione dei conti è sceso del 10%. Ma l'allarme è scattato con la conference call seguita alla trimestrale: dopo 12 minuti di confronto con gli analisti e le parole rassicuranti di Zuckerberg, il chief financial officer David Wehner ha previsto che il rallentamento dei ricavi continuerà per il resto dell'anno, con il tasso di crescita che scenderà a una sola cifra percentuale nel terzo e nel quarto trimestre. Immediata la reazione in Wall Street, con il calo di Facebook che giovedì è stato alla fine del 18,46% 176 dollari.
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Il Messaggero