Europa, Titoli di Stato poco mossi. Banche centrali confermano stretta

Europa, Titoli di Stato poco mossi. Banche centrali confermano stretta
(Teleborsa) - I rendimenti dei Titoli di Stato del Vecchio Continente sono poco mossi in apertura di seduta, nonostante le molteplici incertezze riguardanti l'operato delle...

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(Teleborsa) - I rendimenti dei Titoli di Stato del Vecchio Continente sono poco mossi in apertura di seduta, nonostante le molteplici incertezze riguardanti l'operato delle maggiori banche centrali. I rendimenti dei gilt britannici a 10 anni (mentre la Bank of England si avvia a terminare l'intervento di emergenza sul mercato obbligazionario) sono in calo di 2 punti percentuali al 4,40%, i rendimenti dei BTP italiani salgono di 2 punti base al 4,74%, mentre quelli del Bund tedeschi sono piatti a 2,31%. Di conseguenza, lo spread tra Italia e Germania è poco mosso a quota 243 punti base.


Sul fronte della Banca centrale europea, ieri sono arrivate indicazioni sul "quantitative tightening", ovvero il ritiro degli acquisti di bond che condurrà alla riduzione del portafoglio di titoli della banca centrale. La discussione è iniziata e proseguirà, ha detto la presidente Christine Lagarde, sottolineando però che nella situazione attuale il rialzo dei tassi resta lo strumento migliore.

Da Lagarde, in occasione di un evento dell'Institute of International Finance, è anche arrivato un appello a "collaborare" tra banche centrali. "Dobbiamo cooperare fra di noi, banchieri centrali, per capire quali saranno le ricadute, quali le ripercussioni, che impatto abbiamo gli uni sugli altri equali ramificazioni ci saranno", perché "i mercati finanziari sono molto integrati e perché le rispettive politiche monetarie hanno impatto su altri Paesi nel mondo".

Il messaggio è probabilmente rivolto al presidente della FED Jerome Powell, con la Banca centrale americana che è più determinata che mai a fermare un'inflazione "a livelli inaccettabili". La corsa dei tassi USA rischia però di travolgere le altre banche centrali costrette a seguire il passo.


Dai verbali dell'ultimo meeting della FED è emerso che i banchieri centrale statunitensi sono determinati a mantenere una posizione restrittiva per tutto il tempo necessario. Una volta che il tasso ufficiale avrà raggiunto un livello sufficientemente restrittivo, "sarebbe probabilmente opportuno mantenerlo per qualche tempo fino a quando non ci saranno prove convincenti che l'inflazione sarebbe tornata all'obiettivo del 2%", si legge nei documenti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero