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Il progetto dell’euro digitale avanza. Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso nei giorni scorsi di procedere e di far partire la fase due, quella di preparazione, dopo la conclusione dell’istruttoria esplorativa avviata nell’ottobre 2021. Prima che il nuovo sistema veda la luce ci vorranno comunque almeno un paio d’anni ancora. Un periodo in cui verranno fatti test e sperimentazioni, definito un quadro di regole e selezionati i fornitori che potrebbero sviluppare la piattaforma e le infrastrutture necessarie. Con un occhio di riguardo anche per la privacy.
L’euro digitale, il cui funzionamento sarà gratuito come quello di una moneta metallica, potrà essere utilizzato per effettuare qualsiasi pagamento in tutta l’area dell’euro: da persona a persona, nei negozi, sul web e nelle operazioni con le amministrazioni pubbliche. Si potrà usare con l’app di una banca o attraverso quella che verrà fornita dall’Eurosistema. Non sarà in ogni caso necessario avere un conto corrente bancario, ma si potrà usare per esempio una carta fornita da un organismo pubblico, come un ufficio postale. E l’euro digitale non sostituirà il contante. Le banconote, assicura l’istituto di emissione per rassicurare i cittadini europei affezionati al cash o poco abituati all’uso delle nuove tecnologie, rimarranno sempre disponibili.
IL PIANO
Il progetto della Bce è stato pensato per non restare indietro in un mondo che si evolve. Le nuove tecnologie stanno rivoluzionando i sistemi di pagamento e le giovani generazioni sono sempre più abituate a comprare usando app e carte. I pagamenti digitali, grazie anche alla spinta della pandemia, risultano in continua crescita ovunque, Italia inclusa, Paese che resta tuttavia molto affezionato al contante. Ma il piano, sottolinea chi ci ha lavorato, servirà anche per contribuire «all’autonomia strategica dell’Europa». Progetti simili sono stati annunciati infatti da diverse banche centrali ma l’istituto di Francoforte è stato fra i primi a muovere dei passi concreti, per quanto molto cauti. «Alla luce della crescente preferenza dei cittadini per i pagamenti digitali, dovremmo tenerci pronti a emettere un euro digitale insieme al contante», ha osservato Fabio Panetta, che fino al mese scorso, prima di diventare governatore della Banca d’Italia, ha guidato la task force per l’euro digitale. «Dobbiamo preparare la nostra moneta per il futuro – ha spiegato Christine Lagarde, presidente della Bce – Concepiamo un euro digitale come una forma digitale di contante che possa essere utilizzata gratuitamente per qualsiasi pagamento digitale e che risponda agli standard più elevati di riservatezza.
I DATI PERSONALI
Il progetto tuttavia non entusiasma tutti. A essere preoccupate ci sono soprattutto le banche e le società che gestiscono le carte di credito. «Il settore bancario teme di subire un calo dei profitti dal possibile minore utilizzo dei pagamenti di debito e dei bonifici bancari, così come sorgono altresì preoccupazioni riguardo alle possibili fughe dai depositi, nonostante i massimali di detenzioni», scrive ancora l’analista di eToro. Mediobanca stima che l’avvento dell’euro digitale potrebbe mettere a rischio fra il 5 e il 20% degli utili degli istituti di credito. Anche per questo la Bce immagina un limite iniziale di possesso fissato a 3.000 euro a persona per evitare deflussi improvvisi di depositi dalle banche. La Bce infine ha insistito molto anche sull’attenzione alla privacy, spiegando che con l’euro digitale la protezione dei dati «sarebbe una priorità». «L’Eurosistema non sarebbe in grado di accedere ai dati personali degli utenti né di collegare le informazioni sui pagamenti ai singoli individui – ha sottolineato l’istituto centrale – Un euro digitale offrirebbe anche un livello di privacy paragonabile a quello del contante per i pagamenti offline».
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