EssilorLuxottica, guerra aperta fra Del Vecchio e i soci francesi

Leonardo Del Vecchio
È guerra aperta tra Leonardo Del Vecchio e i soci francesi in EssilorLuxottica, l'holding nata dalla fusione fra ke due aziende che nei mesi scorsi ha portato alla...

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È guerra aperta tra Leonardo Del Vecchio e i soci francesi in EssilorLuxottica, l'holding nata dalla fusione fra ke due aziende che nei mesi scorsi ha portato alla nascita del gigante da 16 miliardi delle montature e delle lenti. La prima mossa l'ha fatta il fondatore del gruppo italiano, che con il 31% dei diritti di voto contro il poco più del 4% dei manager e dipendenti Essilor non intende farsi dettare la linea. E, come d'abitudine, non ha usato toni morbidi, affermando che «sono stati infranti i patti», che non punta a una presa di controllo del gruppo ma che è pronto alle vie anche legali.


Del Vecchio effettivamente non ha intenzione di far saltare la fusione e un'opa sarebbe troppo onerosa anche per lui, ma sulla governance non intende transigere. E vuole fare in fretta per trovarne una definitiva, con un obiettivo preciso: il suo pari poteri Hubert Sagnières, l'ex amministratore delegato di Essilor per il quale non ha parole gentili.

Il manager francese «ha nominato - spiega l'imprenditore italiano che in maggio compirà 84 anni in un'intervista a Le Figaro - quattro manager chiave, tutti di Essilor, con i quali cerca di gestire il gruppo da solo. Tutti questi manager - sono stati assunti con contratti a tempo indeterminato con aumento di stipendio e paracadute d'oro. Questo l'ho saputo solo due settimane fa: né il consiglio di amministrazione, che ha la competenza di nominare i leader chiave, né io stesso, che avrei dovuto decidere con Sagnières, siamo stati informati».

Del Vecchio, dopo due giorni di silenzio totale, ricostruisce come nel consiglio di amministrazione di lunedì abbia detto che Sagnières «stava violando i patti. Non possiamo accettarlo. Ho fatto delle proposte. Ha detto no a tutto. Per trovare un compromesso, ho persino proposto di nominare due co-investitor relator, uno di Essilor e uno di Luxottica: lo ha rifiutato».


Quindi Delfin «sta valutando i modi migliori per garantire la conformità al contratto», riservandosi «di intraprendere tutte le azioni che riterrà necessarie o appropriate per proteggere il suo interesse, quello di EssilorLuxottica e di tutti i suoi stakeholder». Ma una «prise de controle» rampante o de facto «è fuori discussione», afferma l'azionista di maggioranza di EssilorLuxottica nel suo duro comunicato che ha fatto emergere lo scontro. In attesa di una risposta dei francesi, forse presi in contropiede dalla chiara dichiarazione di guerra. 

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Il Messaggero